In questo tempo di attenzione e prudenza per le note vicende legate
al COVID-19, la nostra Diocesi ha stabilito che la comunione eucaristica
si possa ricevere solo sulle mani, togliendo, in questo periodo, la
possibilità di riceverla in bocca. Questo ha condotto diverse persone alla scelta di non ricevere la comunione sacramentale,
preferendo a quest’ultima quella spirituale, che aveva caratterizzato
il periodo in cui ai fedeli non era permesso di partecipare
all’eucarestia in presenza.
Prendere la comunione nelle mani non è un oltraggio all’Eucarestia
Una premessa mi è necessaria: le semplici riflessioni che intendo
proporre non intendono in alcun modo criticare chi, con convinzione e
motivazioni personali, ha fatto questa scelta: ciascuno è libero di
decidere e certamente Dio non si negherà, nella comunione spirituale, a
chi desidera essere in comunione con Lui.
La finalità di queste riflessioni è quella di esprimere alcune
considerazioni sulla comunione sulle mani, che viene talvolta
considerata quasi oltraggiosa nei confronti dell’Eucarestia. Ho
volutamente definito “semplici” le mie riflessioni perché su questo tema
si sono espressi e si esprimono teologi e liturgisti di prim’ordine: a
loro rimando per un approfondimento storico, liturgico e teologico
adeguato della questione.
Ora, il mio pensiero. Personalmente, non sono tra coloro che
sostengono la teoria secondo la quale la comunione sulle mani dovrebbe
essere l’unica consentita, per motivi soprattutto igienici. Non mi fa
problema venire a contatto con la bocca della gente e non mi crea
fastidio la possibilità che la mia mano venga a contatto con la lingua
del fedele. Nel caso, basterebbe un lavaggio delle mani post comunione e
la questione è chiusa.
Nel contempo, però, non posso accettare che vi sia chi ritiene che la comunione sulle mani possa essere offensiva nei confronti del Corpo di Cristo. Perché? Perché la nostra fede ci impedisce di pensare tale opzione.
Il corpo umano, tutto il corpo, è creatura di Dio
Innanzitutto, vorrei capire come sia possibile che le membra del
corpo umano, dono di Dio e tempio dello Spirito Santo, secondo la
teologia paolina, possano costituire offesa a Dio. Può Dio offendersi
per ciò che ha creato? Non ci consegna, la saggezza dei padri, che la gloria di Dio è l’uomo vivente? Mi sembra che questa riflessione basilare già sarebbe più che sufficiente per una lettura equilibrata del tema in oggetto.
Tuttavia, ne aggiungo un’altra. La quasi totalità delle nostre azioni viene compiuta attraverso le nostre mani.
Esse, tuttavia, sono strumento per attuare ciò che portiamo nel cuore e
nella mente. Da sole le mani non compiono il bene e non fanno male ad
alcuno. Esse compiono il bene se cuore e mente sono puri, viceversa
compiono il male. È il Vangelo stesso, del resto, a ricordarci che nulla
di ciò che entra dall’esterno contamina l’uomo, ma ciò che esce
dall’uomo può renderlo impuro (cfr. Mc 7, 15).
Pertanto, l’oltraggio al Signore viene solamente da un cuore e una mente caratterizzati dal male.
Quando pensiamo il male degli altri, compiamo azioni che portano
divisione nelle nostre comunità, scriviamo testi o post finalizzati a
colpire l’altro, non facciamo la carità, allora le nostre mani sono
sporche anche se ben profumate all’esterno, perché macchiate da atti
cattivi maturati dentro di noi. Non possono far schifo al Signore,
invece, le mani sporche e rovinate di chi lavora, costruisce la sua
casa, medica piaghe, asciuga il sudore o la saliva di un disabile o un
anziano ammalato. No, quelle mani sono le mani che l’uomo presta a Dio per coltivare il suo sogno tra gli uomini. E il Signore è ben contento di essere accolto tra mani così.