HI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO
Confesso che ho spesso momenti di scoraggiamento nel constatare il
dilagare della scristianizzazione, specialmente tra i giovani. La soffro
come un’emorragia interna. Nel tempo stesso, quasi non bastasse,
dall’esterno vengono lanciati quasi ogni giorno contro la Chiesa
attacchi di delegittimazione, di disprezzo quando non addirittura di
calunnia. E qui soffro come se si offendesse mia mamma.
Quando mi capitano di questi momenti, vado a volte a rileggere il mio
diario di quando i tempi mi sembravano migliori. Sembravano…, ma giorni
fa mi sono imbattuto in una vecchia nota, da cui risulta che già allora
queste sensazioni cominciavano a farsi sentire.
In quegli anni avevo come amico uno di quei barboni di professione, che
passavano di canonica in canonica in cerca di un obolo sicuro. Una
mattina – così scrivevo in quella nota – ero visibilmente abbacchiato.
Mentre sorseggiavamo insieme il caffè, mi lasciai andare ad un sospiro
tra l’ironico e il convinto, che mi è consueto in certi momenti: “Dio
mio, perché mi hai abbandonato?”.
“Ahi, ahi! – sghignazzò l’amico che la vita aveva ormai reso cinico di
fronte a tutte le disavventure sue e altrui – Andiamo a gonfie vele, a
quanto pare”. Non risposi.
Egli allora riprese con la solita ironia, ma anche con un’insolita
punta appena appena percettibile, ma vera, di tenerezza: “Vedo che tocca
a me chiederti che cosa ti succede? Mi vien da ridere al solo pensarci,
ma… coraggio: parla”.
CHE FARE IN CERTI MOMENTI?
Sorrisi dell’inattesa delicatezza dell’ispido amico. E così gli
raccontai della fatica che avvertivo e dello scoraggiamento che provavo.
Egli ascoltava guardando davanti a sé. Quand’ebbi finito ridacchiò: “E
ora che cosa vuoi fare? Vorrei consigliarti di berci sopra un calice. Ma
come si fa? Di’ un po’: tu che fai di solito quando ti capitano questi
chiari di luna?”. “Di solito mi metto a pregare”.
Scoppiò letteralmente in una risata: “Non mi dire. Mi sembri il Papa
che, alla notizia di qualche catastrofe mondiale, mentre tutti si danno
da fare, lui si ritira nella sua cappella a pregare e invita anche gli
altri a fare lo stesso. Pensi davvero che Dio venga a risolvere i nostri
problemi? Di’ la verità, che, quando il Papa invita a pregare, anche a
te viene da gridare: Ci vuol altro”.
“Tu dici così, perché, come tanti, pensi che pregare sia come chiamare
l’idraulico”. “Sì, – m’interruppe lui – e, per giunta, un idraulico che
non verrà mai, perché, secondo me, non c’è, o se c’è…non ha gli
attrezzi”.
La sua sferzata ebbe l’effetto di scuotermi dalle mie paturnie.
“Invece – gli spiegai – la preghiera è il mettersi in sintonia con Dio
in ogni situazione: una sintonia di testa, di cuore, con la
partecipazione del corpo stesso”.
“Vuoi dire – obiettò – che quando preghi non chiami Dio a darti una mano?”.
“Lo pensavo in passato. Quando ero giovane e stupido, ho pensato anche di peggio”.
PREGARE? SÍ, MA…
“E ora che sei… cresciuto?” chiese con enfasi.
“Ora penso che, se bastasse un Pater-Ave-Gloria per risolvere i
problemi, tutti pregherebbero senza ritegno. Ma ti immagini che mondo
sciocco sarebbe il nostro e che esseri vacui saremmo noi? Ho capito che
cos’è la preghiera leggendo nella Bibbia dove si dice che ‘il re Davide
andò nel tempio e, sedutosi davanti a Dio, pregava’. Ecco la preghiera è
un sedersi davanti a Dio e ragionare con lui della nostra vita e della
vita del mondo, per verificarla alla sua luce, per ricavarne senso,
motivazioni, conforto e incoraggiamento, valore e scopi. Così,
nell’incontro con lui, tutto, veramente tutto diventa grazia, e l’uomo,
anche il Papa, diventa effettivamente più forte per tutto, capace, come
dice san Paolo, di stravincere in ogni evenienza”.
“Ma allora non è qui da me – ribattè secco – che devi venire a sfogare i
tuoi scoraggiamenti. Va’ a sederti davanti a Dio. Io non ho niente di
questo genere da darti, né da insegnarti”.
“E invece mi hai dato molto. A noi preti nessuno mai, o ben pochi ci ritorcono le nostre parole in faccia”.
“Va’, va’! – tagliò corto bonario – Va’, parroco scalcinato. Ma, se è
vero che Dio non fa l’idraulico, quando qualche guarnizione del tuo
impianto farà acqua, ricordati che la mia spalla è sempre qui”.
“Ci conto! Vedi? Tu forse non te ne sei reso conto, ma per me questa
nostra chiacchierata è stata un regalo di Dio che avrà sicuramente un
seguito nel… funzionamento dell’impianto”.