Matteo,
oggi, ci propone la visita dei Magi. Chi e quanti fossero realmente
non si sa,
non è certo né che fossero re e nemmeno che fossero tre; il loro
numero si è desunto dal numero dei doni. Presso i Medi ed i Persiani
“Magi” erano detti i sacerdoti ed i dotti nelle scienze
astronomiche. E’ da tenere presente, inoltre, che i Magi non erano
giudei ma pagani e quindi ignoravano la rivelazione dell’Antico Testamento.
Possiamo raffigurarceli in mille modi, su cammelli, a cavallo, a
piedi, di razza neri, gialli o bianchi; il vangelo non ci dice su di
loro nulla di preciso. Proprio il mistero della loro nazione di
provenienza è significativo: sono l’espressione di popoli pagani
che attendono Cristo. Ecco qui un’ulteriore dimostrazione storica
della reale avvenuta nascita di Gesù, la conferma e la prova che
questi non sono fatti raccontati e tramandati da una sola comunità
religiosa per propri interessi e/o scopi particolari. Gli orientali
credevano facilmente all’apparizione di un astro nuovo in occasione
della nascita di grandi personaggi. E’ giusto puntualizzare che il
quesito dei Magi era di natura esclusivamente religiosa mentre Erode
pensa subito a qualche intrigo politico. Al di là di queste
riflessioni storico - letterarie, il significato del brano di oggi è
che anche i pagani sono attratti dalla luce di Gesù/Re e vanno da
lui. Questi Magi, custodi di una scienza e di una potenza che erano
già servite per opprimere Israele, vengono ora a rendere omaggio ad
un Gesù sconosciuto e perseguitato dal suo popolo e diventano così
gli interpreti delle profezie divine; prendono parte attiva al
disegno di Dio. Si adempie così la profezia di Isaia: un nuovo
popolo di credenti si sostituisce all’antico e diventa luce del
mondo, cade la barriera del particolarismo giudaico e si afferma
l’universalismo della salvezza che è offerta a tutti senza
distinzione alcuna. La venuta dei Magi dall’Oriente segna l’inizio
dell’unità della grande famiglia umana che sarà realizzata
perfettamente quando la fede in Gesù Cristo farà cadere le barriere
esistenti tra gli uomini e, nell’unità della fede, tutti si
sentiranno figli di Dio, ugualmente redenti e fratelli tra di loro.
Con i Re Magi è la prima volta che i ricchi portano doni ad un
povero. I doni dei Magi: oro: simbolo della regalità; incenso: (si
usava nei sacrifici) simbolo della santità, della divinità, il suo
profumo sale al cielo, a Dio; mirra: simbolo della morte e
dell’immortalità in quanto serviva per la conservazione dei morti;
è una resina utilizzata per la preparazione dei profumi anche in
circostanze sepolcrali. La mirra mescolata al vino era data dai
giudei ai condannati a morte come bevanda a scopo soporifero; Gesù
la rifiutò “ma egli non ne prese” (Mc15,23). Matteo dice che i
Magi domandavano dov'è “il re dei Giudei”, non dice “il re di
Israele” come sarebbe più logico attendersi essendo la terra e la
tribù di Giuda non la più importante né politicamente né
religiosamente; ma Giuda era quanto indicavano le Scritture (Mic 5,
1.3). Questo “re dei giudei” richiama subito la fine di Gesù,
l’iscrizione in tre lingue che è stata posta sulla croce di
Cristo. Ecco che subito Matteo collega la nascita con la morte di
Gesù, che poi è lo scopo essenziale della sua venuta: la sua morte
e risurrezione: la Pasqua. Anche il dono della mirra, portato al
bambino non è, tutto sommato, un gran bel dono augurale in quanto è
simbolo dell’unzione dei morti e questo ad un bambino appena nato!
La mirra è il segno di ciò che Gesù è venuto a fare: a morire per
vincere la morte (la vittoria della luce sulle tenebre). Ma il
significato della nascita di Gesù è proprio nella sua passione e
morte; Matteo questo l’ha ben presente e tra le righe lo ricorda
subito infatti: Mt 2,2 “Re dei Giudei”; 2,4 “Riuniti tutti i
sommi sacerdoti e gli scribi”; 2,11 “mirra”, rimandano
esplicitamente alla Passione e morte di Gesù. La stella cometa che
viaggia davanti ai Magi è forse più una tradizione un po’
folcloristica che una realtà effettiva. In verità è probabilmente
lo studio delle costellazioni e degli astri che hanno portato i Magi
all’indicazione del luogo e del periodo della nascita; qualcosa di
eccezionale certo ci fu, anche se forse non esattamente come
tramandato. C’è lo sforzo di capire le Scritture, di studiare, di
interpretarle seriamente; è lo studio delle Scritture che porta a
Dio, se interpretate con cuore sincero, libero da interessi personali
e aperto all’amore.
Il vangelo in poche parole