Eccolo, arriva, il Natale.
Un Natale dimesso, all’apparenza, stretto fra norme e divieti.
Ma nessuno ci vieterà di accoglierlo,
questo Cristo di Dio. Nessuno ci vieterà di farci grotta in questo anno
dolente e sanguinante. Nessuno ci impedirà, infine, di fare di questo
tempo un tempo di cambiamento, di conversione, finanche di rinascita.
Questo ci è dato. Questo possiamo fare.
E noi qui a chiederci se lo vogliamo
ancora, un Dio così. se abbiamo ancora voglia di metterci in gioco, di
svegliarci, di stupirci e di stupire.
Dio continua a nascere, a venire, a provocarci, a chiedere ospitalità e accoglienza.
Basta che non facciamo il madornale errore di prenderci noi per Dio.
Viene, ancora, bussa alle porte del
nostro cuore. Irrompe nel quotidiano, così come siamo, in mezzo a questa
cavolo di Covid che sembra non finire mai, in mezzo a questo mondo che
pare frammentarsi ed implodere, in questa Chiesa così tenace e
compassionevole nonostante i nostri evidenti limiti.
Eccolo, arriva. Dio nasce. Rinasce in ciascuno di noi.
Siamo pronti ad accoglierlo? Datemi retta: seguite Maria.
Un angelo
Maria è stata sfiorata da Dio.
Non sappiamo come. Sappiamo che ha avuto
la certezza di una teofania, dell’irruzione di Dio nella sua vita. Non è
stata un’illusione, ma una reale percezione nell’intimo, una profonda
esperienza interiore. No, non fatico a credere che Dio si manifesti
nell’anima di chi lo cerca. Che Dio sia altro dalle nostre convinzioni e
non credo affatto che la fede sia un sentimento religioso, ma un
incontro reale. Talmente reale da spaventare. Maria, in quel saluto,
capisce che deve rallegrarsi perché Dio l’ha riempita di grazia, perché
il Signore è con lei.
Il saluto dell’angelo è un invito alla gioia. Una gioia preventiva, a prescindere.
La gioia del cristiano. La gioia del sapersi in compagnia di Dio.
È piena di grazia perché Dio precede e suscita la nostra conversione, accompagna la nostra ricerca, orienta le nostre decisioni.
Anche noi siamo pieni di grazia. Anche
noi siamo riempiti, se prima abbiamo il coraggio di svuotarci. Anche
noi diventiamo capaci di Dio. Contenitori dell’Assoluto.
Turbamenti
Maria è turbata. Ci mancherebbe.
Come non essere travolti e stravolti
dalla improvvisa visita di Dio? Come non cedere davanti al soffio di
Dio? Alla bellezza dell’Altissimo? Come non provare un brivido quando ci
rendiamo conto che Dio è, ed è presente, ed è bellissimo?
E che ci visita? Maria è turbata, scossa. Dio è ed è lì.
L’angelo invita Maria a non spaventarsi. E aggiunge: sarai madre. Ah, solo!
Il tuo sarà un grande figlio e sarà chiamato figlio dell’Altissimo. Ma dai?
Regnerà sul trono di Davide. Parliamo del Messia, vero?
Gli angeli dovrebbe fare qualche corso sulla comunicazione.
E almeno qualche lezione di psicologia umana, almeno le basi…
Dio irrompe nella vita di Maria per renderla feconda, per fare grandi cose attraverso di lei.
Suo figlio sarà grande, come ogni
figlio!, ma sarà anche fonte di benedizione per molti. Dio viene sempre
per compiere grandi cose in noi per gli altri. Anche in me.
Maria, come ogni figlia di Israele, sa
che la gente aspetta un liberatore, un nuovo re Davide che restituirà
coraggio e gloria al popolo scelto da Dio.
Ora sta succedendo, finalmente.
Ma come?
Concretezze
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?». (Lc 1,34)
Sono le prime parole di Maria.
E sono come un treno in corsa.
Fino a qui l’abbiamo immaginata
intimorita, un’adolescente sussiegosa che ascolta il roboante annuncio
del principe degli angeli. Macché, non è affatto così.
Maria non è timida, né impacciata.
Mette i brividi vedere come tiene testa a
Gabriele, come interagisce con determinazione e lucidità. Le sue prime
parole – una richiesta di chiarimento – svelano una donna adulta, una
credente intelligente e posata, una persona concreta e con i piedi ben
piantati per terra.
Guardatela la ragazzina che interroga l’attonito principe degli angeli!
Siate fiere, figlie di Eva, per tanta forza, tanta grazia, tanta audacia!
Imparate, figli di Adamo, da tanta concretezza e determinazione!
L’adolescente che osa, che controbatte, che chiede.
Eppure è così che dobbiamo fare. È questo l’atteggiamento che deve assumere il credente.
Il Dio che si racconta nella Bibbia,
quello definitivamente svelato in Gesù è un Dio che non tratta gli
uomini come servi (Gv 15,15), ma come figli, che li pone alla pari (Sal
8,5-6), che accetta di farsi mettere in discussione (Gen 18).
Spiegazioni
L’angelo spiega, interviene, non se l’aspettava un’obiezione così sensata, così opportuna.
Dio entra nel suo grembo, l’infinito si
contrae nel suo seno acerbo e lei chiede: come è possibile se non ha
avuto rapporti coniugali con Giuseppe?
Cala il silenzio. Tutto si ferma. Tutto è immobile.
Dio aspetta una risposta.
È giovane, Maria, certo, ma non sprovveduta.
Cosa sarebbe successo il giorno dopo? Con Giuseppe? Con Anna, sua madre?
Chi le avrebbe creduto? Lei stessa, come
avrebbe potuto ripensare a quel momento senza farsi travolgere dai
dubbi? Senza credersi esaurita?
Voi cosa avreste risposto?
Sì
Il silenzio si interrompe. Maria ha scelto.
Sa che la sua vita non è sua, che è dono e ne fa dono.
Una risposta diretta, precisa, la sua,
una disponibilità ragionata che rivela lo spessore dell’anima
dell’adolescente. Ci si prepara, alle grandi scelte, giorno per giorno, e
lei è pronta. Da tempo ha fatto della sua vita un servizio a Dio. Sa
che siamo tutti servi gli uni della felicità degli altri. Sa che la vita
o si dona o sfiorisce. Sa.
Se stasera sono qui a scrivere, a
riprendere in mano questa pagina, se, fra poco, prenderò un salmo per
affidare la mia giornata a Dio, se ho accolto la fede, se ho un
orizzonte di speranza, se credo, con fatica ma tenacia, dopo tanti anni,
se vivrò comunque questo Natale come grazia, è grazie a quel “sì”. Il sì pronunciato da un’adolescente in un buco di paese sperduto nel nulla.
Sono qui grazie a quel sì.
E inizia la salvezza.
Il vangelo in poche parole