C’è una parola che mi ritorna in mente pregando sulle letture di questa XII domenica: «serenità».
Quella serenità che riempie e tranquillizza il cuore anche durante
tempeste, battaglie, deserti, paure, calamità… Quella serenità che ti
nasce dentro solo se hai già sperimentato di essere stato salvato,
protetto, difeso. Quella serenità che fa rima con memoria, che nasce
proprio dal ricordare un’esperienza già vissuta.
Questo tempo per
molti è segnato da enormi difficoltà, dall’impossibilità di gestire il
prossimo futuro. Prima il Covid-19 ha deciso per tutti, e ora altri
stanno decidendo per noi. Altri stanno dettando i ritmi dei nostri
progetti, della nostra possibilità di risalire la china, del nostro
lavoro, del nostro futuro. Oggi più di sempre la tempesta sembra
travolgere ogni cosa. Oggi più di sempre paure e amarezze tolgono
l’ossigeno alla gioia, al sorriso, alla speranza. E allora, oggi più di
sempre, la parola di Dio si offre a noi come acqua nel deserto, come
rifugio in una tormenta, come fiamma nella notte.
«Due passeri», leggiamo nel
Vangelo, «non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi
cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del
vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura…». Non dobbiamo temere, Colui che ci ha creato non dorme. Colui che ci ha salvato non dimentica.
Tutto scrive nel libro della Vita e per noi, per ognuno di noi, apre
sentieri nei deserti. Colui che ci ama veglia su di noi e moltiplica le
nostre energie interiori, ci rende forti in Lui. Per quanto queste
situazioni pesanti e difficili ci rendano difficile crederlo, Lui è
all’opera in noi e attorno a noi. Dobbiamo solo credere e attendere.
Dobbiamo solo continuare a coltivare il coraggio della speranza.
Il vangelo in poche parole