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La Parola è la mia casa: La vita  come un chicco di grano (V TQ anno B)

La Parola è la mia casa: La vita come un chicco di grano (V TQ anno B)

I testi della liturgia del 18 marzo da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da www.avvenire)

LA VITA COME UN CHICCO DI GRANO
di p. Ermes Ronchi



Vogliamo vedere Gesù. Grande domanda dei cercatori di sempre, domanda che è mia. La risposta di Gesù dona occhi profondi: se volete capire me, guardate il chicco di grano; se volete vedermi, guardate la croce. Il chicco di grano e la croce, sintesi umile e vitale di Gesù. Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Una frase difficile e anche pericolosa se capita male, perché può legittimare una visione doloristica e infelice della religione.
Un verbo balza subito in evidenza per la sua presa emotiva: se non muore, se muore. E pare oscurare tutto il resto, ma è il miraggio ingannevole di una lettura superficiale. Lo scopo verso cui la frase converge è “produrre”: il chicco produce molto frutto. L'accento non è sulla morte, ma sulla vita. Gloria di Dio non è il morire, ma il molto frutto buono. Osserviamo un granello di frumento, un qualsiasi seme: sembra un guscio secco, spento e inerte, in realtà è una piccola bomba di vita. Caduto in terra, il seme non marcisce e non muore, sono metafore allusive. Nella terra non sopraggiunge la morte del seme, ma un lavorio infaticabile e meraviglioso, è il dono di sé: il chicco offre al germe (ma seme e germe non sono due cose diverse, sono la stessa cosa) il suo nutrimento, come una madre offre al bimbo il suo seno. E quando il chicco ha dato tutto, il germe si lancia verso il basso con le radici e poi verso l'alto con la punta fragile e potentissima delle sue foglioline. Allora sì che il chicco muore, ma nel senso che la vita non gli è tolta ma trasformata in una forma di vita più evoluta e potente.
La seconda immagine dell'auto-presentazione di Gesù è la croce: quando sarò innalzato attirerò tutti a me. Io sono cristiano per attrazione, dalla croce erompe una forza di attrazione universale, una forza di gravità celeste: lì è l'immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso.
Con che cosa mi attira il Crocifisso? Con i miracoli? Con lo splendore di un corpo piagato? Mi attira con la più grande bellezza, quella dell'amore. Ogni gesto d'amore è sempre bello: bello è chi ami e ti ama, bellissimo è chi, uomo o Dio, ti ama fino all'estremo. Sulla croce l'arte divina di amare si offre alla contemplazione cosmica. «A un Dio umile non ci si abitua mai» (papa Francesco), a questo Dio capovolto che scompiglia le nostre immagini ancestrali, tutti i punti di riferimento con un chicco e una croce, l'umile seme e l'estremo abbassamento: Dio ama racchiudere / il grande nel piccolo: / l'universo nell'atomo / l'albero nel seme / l'uomo nell'embrione / la farfalla nel bruco / l'eternità nell'attimo / l'amore in un cuore / se stesso in noi.

Il vangelo in poche parole


«Attrarre” in greco significa “attrarre con forza”, come una calamita, non però con una violenza che incombe dall’esterno, bensì con un’attrazione interiore, affascinando. La croce attrae mostrandosi. E questo dice un metodo. Ciò che attira in questo modo è solitamente la bellezza o l’amore o lo splendore di una grande verità o una novità attesa e che sorprende. Il Crocefisso innalzato è la rivelazione delle insospettate profondità, della bellezza e della novità del volto di Dio: un volto che ha i tratti del dono di sé e della gratuità e fedeltà dell’amore. Un Dio che appare “capovolto”: non l’uomo muore per Dio, ma Dio per l’uomo. Un capovolgimento che lascia incantati. Tanto più che il Cristo “innalzato” svela anche un altro capovolgimento: l’amore, che tante volte pare sconfitto (come, appunto, sulla croce), è invece vittorioso, è l’unica forza che neppure la morte riesce a sconfiggere».

don Bruno Maggioni

La Parola da vivere


Parola da vivere durante la settimana: NELLA TERRA PER GERMOGLIARE

L’ipotesi di percorrere la via di obbrobrio del Cristo come realtà che dà senso positivo alla nostra vita richiede che si sia liberi di disporre della vita, liberi di «perderla». Di «odiarla» per conservarla per la vita eterna. Gesù stesso deve lottare con se stesso di fronte al suo ineluttabile «perdersi» che deve diventare, attraverso di Lui, lo stile del vero amore. Il turbamento di Gesù accoglie il nostro. Solo la grazia di Dio ci concederà di celebrare la nostra ultima Pasqua come grande liturgia dell’amore.


Altri commenti affidabili, semplici, profondi

p. Marko Ivan Rupnik: www.clerus.va (testo)
Piero Stefani: www.ilregno.it (testo)
Enzo Bianchi: www.monasterodibose.it (testo)
p. Ermes Ronchi: www.avvenire.it (testo)
p. Alberto Maggi: www.studibiblici.it (testo; video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
sr. Mariangela Tassielli: cantalavita.com (testo)
Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
Evangeli.net: Commento e breve spiegazione teologica in meno di 450 parole (testo)

Per chi vuole qualcosa di più: Esegesi, lectio divina e meditazioni

Comunità Kairòs: Lectio (testo)
Carmelitani: Lectio divina quotidiana (testo)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Centro apostolato biblico: www.centroapostolatobiblico.it (testo)

17/03/2018 Categoria: Torna all'elenco