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La Parola è la mia casa: La trasfigurazione come un annuncio (II dom TQ anno C)

La Parola è la mia casa: La trasfigurazione come un annuncio (II dom TQ anno C)

I testi della liturgia del 17 marzo da www.chiesacattolica.it

Il commento alle letture
(da www.lpj.org)

La trasfigurazione come un annuncio

di mons. Pierbattista Pizzaballa

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Il brano di Vangelo che racconta l’episodio della trasfigurazione di Gesù è incastonato tra gli annunci della Passione. Gesù sta iniziando a dire ai discepoli che il suo cammino verso Gerusalemme si compirà con la Pasqua e, subito dopo il primo di questi annunci, Gesù sale sul un alto monte, che la tradizione identifica con il monte Tabor. Li avviene l’episodio della trasfigurazione, che la Liturgia della Quaresima ci ripropone ogni anno alla seconda domenica, dopo le tentazioni.

Possiamo rileggere anche la trasfigurazione come un annuncio.

Sul Tabor Gesù annuncia qual è il fine di ogni vita umana, qual è la vocazione a cui l’uomo è chiamato: vivere una piena esperienza di gloria, di pienezza, di relazione con Dio. Ogni uomo è chiamato a diventare, con tutto se stesso, rivelazione del Padre, apertura piena a Lui.

Scopriamo che tutto questo, abitualmente, non è visibile allo sguardo umano: se guardiamo con gli occhi del nostro corpo, riusciamo a vedere solo la nostra realtà caduca e mortale, incapace di eternità.

Se guardiamo con gli occhi della fede, invece, possiamo vedere la visione a cui hanno assistito Pietro, Giovanni e Giacomo, quella per cui già fin d’ora, prima di passare per la morte, la vita dell’uomo è chiamata a vivere l’esperienza della risurrezione.

Il Vangelo ci dice come questo sia possibile.

Innanzitutto con la preghiera. Il riferimento alla preghiera è esplicito all’inizio del brano (Lc 9,29), ma ritorna continuamente, nascosto dentro tutto il testo, perché questo momento di luce è un continuo dialogo, in cui ciascuno parla, ciascuno ascolta, ciascuno si sente ascoltato. Gesù dialoga con il Padre, e lo fa mettendosi in ascolto della Legge e dei Profeti nelle persone di Mosè e di Elia. I discepoli ascoltano la Parola del Padre, che invita a non fare altro che ad ascoltare la buona notizia del Figlio eletto in cammino verso Gerusalemme, dove darà la vita per tutti.

La preghiera è questa apertura reciproca, fatta essenzialmente di ascolto, e in cui ciascuno, ascoltandosi, accoglie la rivelazione del proprio volto in relazione all’altro. L’umanità nuova è dunque un’umanità in ascolto, in dialogo.

Ma cosa ascolta Gesù, qual è la Parola del Padre che, ascoltata, è capace di trasfigurare l’esistenza, di portarla alla sua pienezza?

È quella che troviamo al versetto 35: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”. Pregare è proprio imparare ad ascoltare, tra tante voci, quella del Padre che vuole comunicarci la sua volontà di sceglierci, di amarci e di averci come figli. Ascoltare è far risuonare sempre più in profondità questa Parola, lasciare che plasmi la nostra vita, la nostra percezione di noi stessi, le nostre relazioni.

Oltre all’ascolto e alla preghiera, i discepoli sono invitati ad entrare in una nube (Lc 9,34), provano paura: hanno davanti a sé il volto luminoso del Signore, che devono in qualche modo lasciare, per entrare nell’oscurità di una nube dove tutti i contorni svaniscono, dove si perde il controllo delle cose.

I discepoli, al momento della Passione del Signore, saranno effettivamente chiamati ad entrare in questa nube, in questa oscurità. Lo faranno come saranno capaci, e vivranno sulla loro pelle l’esperienza del fallimento, dell’incredulità, della fuga.

La vita nuova non accadrà grazie alle loro forze, ma per la forza di Colui che invece non ricuserà di entrare nelle tenebre della Passione e ne uscirà vivo e vittorioso sulla morte, capace di donare a tutti la vita in modo definitivo.

Ecco, la Pasqua, la vita nuova, non accade se non attraverso questa fiducia, questa esperienza di abbandono in una Parola che dice l’amore unilaterale e gratuito di Dio: e la Quaresima ci è data per arrenderci all’evidenza di questo amore, l’unico che sa trasfigurare ogni esistenza e liberarla dalle tenebre.

Il vangelo in poche parole


«La trasfigurazione non è soltanto una rivelazione dell’identità profonda di Gesù e della sua opera. È nel contempo una rivelazione dell’identità del discepolo. La via del discepolo è come quella del Maestro, ugualmente incamminata verso la Croce e la risurrezione. La risurrezione non è soltanto una realtà futura, ma è già una realtà presente e anticipata. La comunione con Dio è già operante. E di tanto in tanto questa realtà profonda e pasquale, normalmente nascosta, affiora. Nel viaggio della fede non mancano momenti chiari, momenti gioiosi, all’interno della fatica dell’esistenza cristiana. Occorre saperli scorgere e saperli leggere».

don Bruno Maggioni

La Parola da vivere

Parola da vivere durante la settimana: SALÌ SUL MONTE
Il cuore di questa liturgia domenicale è la conferma che ogni persona, vicenda e terra contengono un segreto positivo, un’istanza di vita e di pace, una potenzialità di speranza e di bene. La luce di Dio si immerge nella carne dell’uomo sino al mistero della morte. Questo è ormai il «luogo» dove ci si incontra con Dio. Gesù viene oggi indicato dalla voce di Dio come questo «luogo» dove tutto Dio si raccoglie. Per incontrare Dio occorre mettersi in cammino come il popolo, stare sotto la nube (Es 13,21), salire il monte (Is 2,2-3), fidarsi di Lui (2Cor 12,9) e scoprire che è bello.

 
Altri commenti affidabili, semplici, profondi

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Acli.it: vivere la domenica (testo)
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don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
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16/03/2019 Categoria: Torna all'elenco