Dov'è finita quella lingua che tutti capivano come fosse la
lingua nativa? È sempre a disposizione, se la parliamo non con le parole
ma con i fatti.
L'irruzione fragorosa dello Spirito Santo come "un vento che si abbatte impetuoso" nella casa dove gli apostoli stavano, incerti e impauriti; le "lingue come di fuoco su ciascuno di loro"; l'incontro senza più alcun timore con la folla radunata da quel rumore; la lingua che tutto capiscono come fosse la propria...: sono fatti incisi nella memoria di tutti noi. E sono la Pentecoste. Ugualmente presente, però, nella memoria di tutti è la torre di Babele,
dove l'unica lingua per un unico popolo si confuse, e nessuno comprese
più quella dell'altro: cioè l'esatto contrario della Pentecoste.
Questo nesso inevitabile tra i due eventi - la liturgia ce lo
conferma con la prima lettura della Messa della vigilia – ci mette in
difficoltà, perché ci spinge a domandarci come mai la nostra esperienza
quotidiana ci induca a pensare che la torre di Babele, dopo una breve
sconfitta in quella mattina di Gerusalemme, abbia ripreso il
sopravvento. Anche a occhi chiusi, infatti, si vede come nella realtà
quotidiana il fragore come di un vento impetuoso non sia quello dello
Spirito Santo che unisce, ma quello di Babele, cioè della
incomprensione, della divisione, del contrasto, della
contrapposizione..., di tutto ciò che divide e fa sì che nessuno
comprenda la lingua dell'altro. È questa la situazione che la cronaca ci
ricorda ogni giorno con il resoconto di ciò che succede a livello
mondiale, e giù giù, a quello europeo, a quello nazionale – si pensi
alla politica italiana in questi giorni -, fino a quello basso, nei
luoghi della vita quotidiana, persino tra cristiani. Le statistiche,
comprovate da quello che vediamo intorno a noi, affermano che le liti
tra vicini, tra parenti, tra colleghi intasano i tribunali.
E allora ecco il dubbio: dov'è finita questa lingua che tutti capiscono, portata dal cielo dallo Spirito Santo?
Subito dopo aver fatto rumore quella mattina è scomparsa? Sembrerebbe
proprio che sia andata così. Infatti, basta continuare a leggere il
libro degli Atti: poche ore dopo, appena gli apostoli cominciano a
parlare di Gesù nel tempio e per le strade di Gerusalemme furono
fermati, frustati, imprigionati. Ma come? E la lingua che tutti
capivano, non si capiva più? Era scomparsa? E oggi la si sente parlare
ancora oppure è scomparsa?
Quella lingua è ancora, come sempre, a nostra disposizione, perché c'è la promessa di Gesù: «Quando
verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della
verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi
date testimonianza, perché siete con me fin dal principio». Quella lingua che tutti capiscono, infatti, non è fatta di vocali e consonanti, ma di scelte di vita. Quella lingua è testimoniare Gesù
con la vita. Ciò che accadde quella mattina a Gerusalemme non fu un
episodio conclusosi in pochi minuti, ma un dono venuto da cielo
destinato a rimanere stabilmente tra noi. Quella lingua è scendere dalla torre di Babele per andare a Gerusalemme.
Come si parla quella lingua? Ce lo dice San Paolo: «Camminate secondo lo Spirito,
cioè fate tutto ciò che produce i suoi frutti: amore, gioia, pace,
magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Non
soddisfate il desiderio della carne: fornicazione, impurità,
dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia,
dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del
genere».
C'è qualcuno che ha bisogno dell'interprete per capire chi
"parla questa lingua", cioè chi produce frutti di amore, gioia, pace,
magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé? Tutti
la capiscono. Tutti la capiamo. Come mai, allora, ci sembra che sia
parlata così poco, prima di tutto da noi e tra noi? Perché un contro è
capirla, un altro conto praticarla. Per quanto riguarda noi, non
dobbiamo mai dimenticare che essa è dono dello Spirito Santo, e perciò
soltanto invocando continuamente i suoi doni possiamo riuscire a
parlarla. Cosa che, purtroppo, non siamo stati educati a fare.
Recuperiamo. Per invocarlo non occorrono tante parole. Basta dire: Vieni, Spirito Santo!