No,
decisamente i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, come
abbiamo avuto modo di meditare domenica scorsa.
Prendete
la Parola di oggi, ad esempio.
Quei
due figli che sono, in verità, ciò che siamo nel profondo.
C’è
un figlio, in me, che vuole fare bella figura, davanti a Dio, davanti
agli uomini. Un bravo bambino sempre disposto a compiacere, a
ubbidire. Ma solo nella finzione. Solo nell’apparenza.
Mica
abbiamo veramente voglia di sporcarci le mani, di andare, sul serio,
nella vigna, non scherziamo.
Si
fatica, lavorando, e tanto, e si suda.
E la
vigna che è il mondo, la vigna che il Signore ci chiede di accudire
ci obbliga a piegare la schiena, a farci venire i calli.
Meglio
guardarla dal di fuori, la vigna.
E
magari optare per una bella pianta di vite posizionata sul balcone di
casa, che fa tanto country style.
Decorativa.
Dualità
Ma
c’è anche un figlio aggressivo in me, eterno adolescente,
irrequieto e scostante.
Che
soffre le belle maniere e le apparenze, che patisce i propri limiti
ma li accoglie nella loro straziante e straniante evidenza. Che vede
le contraddizioni negli altri, certo ma, soprattutto, che le vede in
se stesso. E non le vorrebbe.
E
guardando la vigna ha paura. Vorrebbe, certo, ma sa che non è in
grado. Il mondo fuori lo spaventa, lo inquieta. Sa bene che
appartiene a questo mondo, a questa vigna, ma sa anche di non avere
il pollice verde, anzi…
Allora
bofonchia qualcosa, non ci sta, sbatte la porta. Ma poi va. Almeno
per qualche ora, almeno ci prova. Sì, va.
E la
notizia, la bella notizia, la buona notizia, la notizia folle e
destabilizzante è che Dio preferisce il secondo atteggiamento.
Preferisce
chi è autentico, anche se non esemplare.
Preferisce
chi ammette il proprio limite e ci prova a chi fa grandi sorrisi e
genuflessioni e non muove un dito.
Preferisce
chi aiuta una prostituta a ritrovare la sua dignità di donna.
Chi
accompagna un peccatore pubblico nel vedersi diverso.
Dio
non sa che farsene dei bravi ragazzi, vuole dei figli.
Nella
vigna
Perché
lui per primo è sceso nella vigna.
Lui
per primo è diventato uomo, incarnandosi, senza privilegi,
rifiutando i vantaggi, per salvare tutti, per incontrare tutti, per
amare tutti. Lui.
Davanti
a tanta generosità, a tanta bellezza, a tanta follia, possiamo far
finta di niente e continuare a giocare a fare i bravi cristiani. A
farci vedere con l’anima azzimata e le faccine devote.
Che
Dio ne tenga conto. Che veda quanto siamo bravi rispetto agli altri
brutti sporchi e cattivi. E che magari strappano qualche vite e
danneggiano l’uva.
Oppure
ammettere che non siamo capaci.
Che
è contro natura amare gli altri. E aiutarsi. E perdonare. E tutte le
mille altre cose che questo folle Dio ci propone di vivere.
Contro
natura.
Perché
l’uomo è lupo, divora, sbrana, aggredisce, conquista, è sempre
stato così.
Meglio
osservare la vite sul balcone che rischiare la pelle. Meglio
accudirla proteggendola. E pazienza se è solo decorativa.
Oppure.
In
me
Perché
Dio non vuole punire, ma salvare. E gioisce per chi accoglie il
proprio limite.
È
difficile, lo so bene.
Difficile
avere in me gli stessi sentimenti che furono di Cristo.
Eppure
se lo lascio fare forse qualcosa cambia. Non per sforzo o merito, ma
perché l’amore agisce, cambia, illumina, converte.
I
due figli sono dentro di me. Lo so bene.
Li
vedo, li ascolto, li nutro.
A
volte prevale il figlio che ha paura del giudizio degli altri, non
solo quello di Dio, e allora diventa inautentico. A volte quello
ribelle che vorrebbe mandare tutto e tutti a stendere, Dio compreso.
Ma,
entrambi, possono crescere e cambiare.
E
diventare l’uno autentico e l’altro operante.
Sappiamo,
e quanti profeti avrebbero voluto sapere e vedere, che Dio ci chiama
a lavorare nella sua vigna, anche se incolta, anche se selvatica,
anche se piena di rovi.
È
faticoso, non raccontiamocela.
Faticoso
cambiare, faticoso starci, faticoso amarla, questa vigna.
E
Dio lo sa bene. Morirà, a causa dei vignaioli omicidi. E quella
morte, lo credo fermamente, cambierà per sempre la storia. Anche la
mia.
Ecco:
si tratta solo di sapere cosa vogliamo fare.
Sapendo
bene che ciò che ci viene chiesto è la verità di noi stessi,
l’autenticità anche quando ci imbarazza e ci umilia.
Dio
non vuole dei bravi bambini, dei bamboccioni, ma dei figli.
Anche
se ribelli.
Il vangelo in poche parole