Dalla barca Gesù
propone un’altra parabola e porta l’immaginazione della folla
dalla riva del lago ad osservare un campo di grano.
«Il
regno dei cieli è
simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo»
… ritorna l’espressione misteriosa che il Maestro non spiega se
non per immagini o allusioni. Un altrettanto misterioso nemico ha
seminato della zizzania e se ne è andato. Le folle attraverso il
racconto di Gesù vedono delle comunità, le prime del tempo di
Matteo, ma anche quelle di oggi. Vi sono i discepoli convinti, i
tiepidi, quelli critici, i peccatori, i dubbiosi, gli indifferenti.
Si fa fatica a distinguere chi fa parte del grano e chi della
zizzania. A volte sembra che stiano l’uno nell’altra, a volte ciò
che era zizzania guardando meglio è mutato in grano e viceversa.
Di fronte al troppo
zelo dei servi, il padrone di casa, pur riconoscendo la presenza
delle malerbe dentro la sua Chiesa, invita alla pazienza del
contadino e ad un discernimento basato sulla gradualità e la
misericordia. Ciò non significa tollerare tutto, ma credere che sia
il seme della Parola a condurre e far crescere le comunità, e non
l’azione repressiva dei servi-sceriffi.
A suo tempo la
mietitura, che distinguerà definitivamente tra il grano e la sua
caricatura, la zizzania (il male si traveste sempre da bene!), sarà
affidata ad altri.
Prosegue Gesù
nell’illustrare con altre immagini le dinamiche dell’enigmatico
“regno dei cieli” e gli effetti della Parola: un piccolo seme che
perdendosi nella terra produce un grande arbusto, che diventa la casa
comune di tutti gli uccelli del cielo; un pizzico di lievito che una
donna mischia ad una grande quantità di farina (tre staia, cioè dai
15 ai 25 kg) facendola fermentare tutta.
Le folle, sentendo
quanta farina viene impastata, riconoscono l’allusione al banchetto
alle querce di Mamre e il riferimento a Sarah che su ordine di Abramo
preparò per i tre misteriosi ospiti un gran numero di focacce. Ed
ecco che gli uccelli del cielo si trasfigurano nelle stelle della
promessa al patriarca, che oggi si compie.
Nella enigmaticità
del discorso in parabole, Gesù propone un quadro estremamente
concreto e realistico: nella Chiesa ci sono i corrotti e i
carrieristi, chi rovina le persone e scandalizza i piccoli, il mondo
è preda dei violenti e degli approfittatori. Le stesse realtà umane
sono per loro natura profondamente ambivalenti: il lavoro, la
politica e l’economia possono cercare la giustizia ed il bene
comune o ottenere sfruttamento e togliere dignità, le relazioni
portare ai vertici dell’umanità o disumanizzarci, la stessa fede
farci fratelli di tutti o buttarci nell’abisso della violenza
fondamentalista. Ma proprio dentro
questa realtà contraddittoria e segnata dal peccato la Parola agisce
e il regno cresce.
La cosiddetta
spiegazione, spostando l’attenzione dal presente alla futura fine
del tempo, conferma le ragioni della nostra speranza: il finale è
già scritto, il grano sarà raccolto e la zizzania bruciata.
Il vangelo in poche parole