Nel
brano del vangelo di oggi Marco sottolinea le reazioni opposte che
suscita la persona di Gesù.
Mentre le folle lo cercano, i suoi lo ritengono folle e, non
comprendendo affatto la sua missione, vogliono distoglierlo a forza
facendolo tornare al paese.
Per
capire l’atteggiamento della sua famiglia bisogna ricordare che i
primi 30 anni di Gesù erano trascorsi nell’oscura banalità di una
vita simile a quella di tutti gli altri. Poi, d’improvviso,
quest’uomo abbandona il suo villaggio e si mette a percorrere il
paese avanzando pretese pazzesche, enormi, come quella di correggere
la legge e le tradizioni del popolo eletto. Era molto difficile
accettare tutto questo anche per Maria e Giuseppe. Lo zelo di Gesù
appare infatti eccessivo, quasi folle e con buona ragione la sua
famiglia è preoccupata.
Ancora
più grave è l’ostilità dei dottori della religione; essi si
persuadono che Gesù riceve il suo potere dal più grande dei demoni
quando combatte le forze del male e le sottomette. Proprio i capi
religiosi, in quanto si ostinano alla cecità e persistono nel
rifiutare Gesù per partito preso, cadono in un peccato senza
rimedio. Chiamare Satana il Figlio di Dio significava collocarsi al
di fuori della salvezza.
L’evangelista
non ha dubbi: è una bestemmia contro lo Spirito Santo, la cui
gravità deriva dal fatto che non si tratta più semplicemente di un
errore sulla persona di Gesù, ma di un deliberato rifiuto della
grazia e della rivelazione.
Al
contrario, la folla che si accalca attorno a Gesù, assidua
nell’ascoltarlo e nel seguirlo, costituisce la sua vera famiglia
che non nasce da legami di sangue. Sono le primizie della Chiesa,
della comunità riunita dalla sola fede in Gesù. Marco insiste sul
paradosso: la famiglia secondo la carne si tiene “al di fuori”,
mentre la parentela secondo la fede fa cerchio “attorno a lui”.
Il
brano di Marco di oggi ci presenta come tre scene.
Nella
prima i parenti carnali di Gesù: “i suoi”. La loro reazione è
quella dalla cecità e del perbenismo: “è fuori di sé”, (lett.
“esaltato”). Questa famiglia, gretta e timorosa davanti
all’azione libera e provocatoria di Gesù, non trova che il sistema
più sbrigativo per soffocare lo scandalo e defilarsi: dichiarare
l’infermità mentale di Gesù così da non protrarre la vergogna
sull’intero clan. E’ l’incomprensione del benpensante che mai
potrà accettare la carica dirompente del cristianesimo:
quest’ultimo, infatti, mette in causa tutte le sue placide
sicurezze, il suo “equilibrio” e il suo buon senso.
Nel
secondo quadretto abbiamo gli scribi venuti da Gerusalemme. Essi
incarnano il rifiuto totale, organizzato, premeditato, satanico: Gesù
è un indemoniato, è l’incarnazione del male. E Gesù, dopo aver
fatto balneare l’assurdità anche logica di tale definizione,
denuncia con violenza questo peccato imperdonabile come “bestemmia
contro lo Spirito Santo”: il non riconoscere in Gesù Cristo, non
tanto la sua realtà storica, quanto la sua realtà teologica, quale
figlio di Dio, è il peccato contro lo Spirito Santo. Esso è il
rifiuto ostinato di riconoscere i segni e l’azione di Dio nei segni
del suo Santo Spirito, è chiudere gli occhi alla positività della
predicazione profetica e della attività di Gesù interpretandole
come azione demoniaca (era molto più comoda per i farisei questa
interpretazione). Chi giunge a questo livello di odio e di rifiuto ha
quasi sigillato il suo destino e la sua condanna definitiva; è la
reazione estrema che cancella la luce dichiarandola tenebra, che
combatte il bene definendolo male.
C’è
infine la terza scena piena di luce e di speranza. I protagonisti
sono coloro che intuiscono in profondità il mistero di Gesù. Per
capirlo non sono sufficienti i legami carnali ma quelli interiori ed
esistenziali. Fedele è “chi compie la volontà di Dio”. E’
questo il vero criterio della parentela con Gesù: “Ecco mia madre
e i miei fratelli!”(v.35).
N.b.:
I fratelli di Gesù.
A
livello filologico bisogna ricordare che l’ebraico e l’aramaico
non dispongono di un termine specifico per indicare “cugino”. Uno
stesso termine in ebraico e in aramaico può indicare, oltre che
fratello in seno stretto, anche parenti più o meno prossimi es.
nipote, zio ecc.
Il vangelo in poche parole