Il brano di vangelo di questa settimana inizia con le folle in ricerca affannosa da una riva all’altra del lago di Galilea. Cercano il re, il messia che si è rivelato nel segno dei pani. Hanno fretta di incoronarlo, certi di aver trovato. Gesù, quando si lascia trovare, delude tutti dichiarando che tutte le domande vanno cambiate. Spiazzerà le certezze appena acquisite e metterà in crisi. Ne avrà per tutti: nella prima parte la folla che cerca conferme a ciò che crede di sapere, poi i responsabili dei principali movimenti religiosi e infine i discepoli che lo seguono da qualche tempo. I versetti di oggi riportano il dibattito con le folle che cerca di chiudere velocemente con certezze facili e pronte all’uso e Gesù che continuamente spiazza e rilancia. Così inizialmente la gente cerca una risposta pratica e secondaria («Rabbì, quando sei venuto qua?»). Gesù cambia la loro domanda aprendola al perché della loro ricerca. Le folle cercano una ricetta immediata di regole da rispettare, di opere da compiere per conquistare la salvezza. Gesù apre alla complessità dell’accoglienza di una relazione come unica opera che salva. La gente chiede la ripetizione del passato, del già conosciuto (il segno della manna). Gesù fa vedere come il passato vada riletto per comprenderlo e reinterpretarlo in profondità per andare oltre e vivere in pienezza la relazione con lui.
La gente cerca un pane esterno, già pronto, frutto di un miracolo e guadagnato con opere e devozione. Gesù propone sé stesso e la relazione con lui come alimento concreto, quotidiano in cui impastare Parola e vita.
Solo lasciandosi provocare e spiazzare da Gesù la Chiesa potrà riformarsi da ripetitrice e conservatrice di iniziative e di riti a generatrice di futuro e di fede.