Matteo
è l’evangelista che più degli altri dedica attenzione
al tema
del perdono. Per questo al capitolo 18 presenta Gesù che
indica la necessità del confronto con il fratello che ha peccato,
che ha commesso una colpa e la necessità di ricomporre il dissidio
all’interno della comunità. Qualora questo fratello rifiutasse di
ricomporre questa unità deve essere amato come un pubblicano o un
peccatore cioè, un amore in perdita come l’amore al nemico.
Pietro
reagisce a questo insegnamento di Gesù, si avvicina e gli chiede:
«Signore, se il mio fratello...», quindi si tratta della tematica
del perdono all’interno della comunità, « … pecca contro di me,
quante volte dovrò perdonargli?». La legislazione rabbinica
concedeva un massimo di tre volte per il perdono. Ebbene Pietro pensa
di esagerare, raddoppia, e dice: «Fino a sete volte?». Quindi
Pietro vuole sapere delle regole precise, vuole sapere il limite del
perdono. Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a
settanta volte sette». Gesù nella sua risposta si richiama ad una
famosa espressione contenuta nel libro della Genesi da parte di uno
dei discendenti di Caino, un uomo molto bellicoso, Lamek, che si
vantava di aver ucciso un uomo per una sola scalfitura. Ebbene Lamek
diceva: «Sette volte
sarà vendicato Caino ma Lamek»
cioè, lui stesso «settantasette»,
quindi una vendetta illimitata. E l’espressione di Lamek si
rifaceva alla promessa di Jahvè, del Signore, che ha detto che
chiunque avesse ucciso Caino avrebbe subito la vendetta sette volte.
Il richiamo, attraverso queste allusioni al primo fratricidio della
Bibbia, e il fatto che l’insegnamento è rivolto alla comunità dei
discepoli, dove questi tra di loro sono fratelli, fa comprendere –
ed è, questo il messaggio che l’evangelista ci vuol trasmettere –
che la mancanza di perdono conduce alla morte i componenti della
comunità. E’ bene specificare quindi che Gesù con l’espressione
“settanta volte sette” non sta indicando solo la quantità del
perdono (illimitato) ma la sua qualità (incondizionato).
E poi Gesù
presenta una parabola molto eloquente. Il regno dei cieli, cioè
questa nuova realtà che lui è venuto a proporre, è simile a un re
che è venuto a regolare i conti con i suoi servi. E’ il re che
prende l’iniziativa e vediamo che lui intende condonare, cancellare
i conti. Col termine “servo” in oriente viene definito qualunque
dipendente del re. Qui si tratta in realtà di alti funzionari, si
vede dalle somme che gestiscono.
“Aveva
cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che
gli doveva diecimila talenti”, una cifra spropositata, una cifra
assurda. Infatti un talento equivaleva tra i 26 e i 36 Kg di oro,
ebbene diecimila talenti sono circa 300.000 Kg di oro, quindi una
cifra incalcolabile, impossibile da restituire. Infatti, “poiché
costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò ...”, non
è una cattiveria, ma era il diritto dell’epoca, “... che fosse
venduto lui, con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così
saldasse il debito”. Quindi il re prende l’iniziativa, vede che
costui non ha da restituirgli il debito e si rivolge alla prassi
normale, quella che è la giustizia. Questo servo supplica il suo re
e gli dice: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa».
Impossibile! Sa che non è possibile restituire ogni cosa perché dal
calcolo che si fa ci sarebbero voluti più di 164.000 anni di lavoro
per accumulare una cifra del genere. Quindi il servo sa che non può
restituire, però chiede al signore di avere pazienza. Ebbene “il
padrone ebbe compassione di quel servo”. Questo verbo usato per Dio
nell’Antico Testamento e per Gesù nel Nuovo Testamento indica
un’azione di misericordia viscerale da parte di Dio per i suoi
figli e di Gesù per i suoi fratelli. “Lo lasciò andare e gli
condonò il debito”, cioè, cancellò il debito.
Ebbene,
“Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni che gli
doveva cento denari”, una cifra irrisoria. Il denaro era la paga
giornaliera di un operaio, quindi cento denari sono circa tre mesi di
lavoro, una cifra che è possibile restituire. Ebbene, questo
funzionario, che aveva visto condonato l’equivalente della bellezza
di 300.000 Kg d’oro, per un valore di circa 164.000 di lavoro,
“Lo
prese per il collo e lo soffocava”. Lui, che ha avuto restituita la
vita dal suo signore, la toglie all’altro e gli chiede di
restituire quello che gli deve. Ebbene questo suo compagno si rivolge
a lui esattamente come questo funzionario si era rivolto al re: «Abbi
pazienza con me e ti restituirò». E in questo caso è possibile
restituire. “Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in
prigione”. Anziché la misericordia che gli era stata usata lui usa
la giustizia.
“Visto
quello che accadeva i compagni furono molto dispiaciuti e andarono a
riferire al padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece
chiamare quell’uomo e gli disse: «Servo maligno … ». E’
importante questo termine perché è lo stesso che si ritrova al
termine del Padre Nostro, quando Gesù invita a chiedere “liberaci
dal maligno”. Il maligno è colui che è incapace di perdonare. E
chi è incapace di perdonare semina la morte all’interno della
comunità. «Servo maligno, ti ho condonato tutto quel debito perché
tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu avere pietà del tuo compagno,
così come io ho avuto pietà di te? Sdegnato, il padrone lo diede in
mano gli aguzzini finché non avesse restituito tutto il dovuto»,
cioè, per sempre. Perché, come abbiamo calcolato, ci volevano circa
164.000 anni di lavoro, quindi non sarà mai in grado di restituire e
va in mano agli aguzzini per sempre. E Gesù aggiunge: «Così anche
il Padre mio celeste farà con voi se non condonerete» – non è
perdonare ma condonare, l’iniziativa è del creditore – «di
cuore, ciascuno al proprio fratello». Cosa significa il cuore? E’
frutto della nuova mentalità dove non prevale più la giustizia ma
la misericordia. Richiamandosi a quanto Gesù aveva detto in
precedenza sul legare e sciogliere, il significato è questo: il
perdono del Padre verso gli uomini rimane legato finché non si
scioglie il perdono ai fratelli. Dio ci ha già perdonato, ma questo
perdono diventa operativo ed efficace soltanto quando si trasforma in
perdono nei confronti degli altri.
Il vangelo in poche parole