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La Parola è la mia casa: “Coraggio, Io sono,  non abbiate paura” (XIX TO anno A)

La Parola è la mia casa: “Coraggio, Io sono, non abbiate paura” (XIX TO anno A)

I testi della liturgia di domenica 13 agosto 2017 da www.chiesacattolica.it


Il commento alle letture
(da www.clerus.va)

"CORAGGIO, IO SONO, NON ABBIATE PAURA"
di p. Marko Ivan Rupnik



Il brano del vangelo di oggi ci apre a una lettura ecclesiologica.
Gesù ha chiamato i discepoli ad essere con Lui, adesso li costringe a partire mentre Lui si ritira da solo sul monte, nella relazione con il Padre.
Si fa vedere che c’è un passaggio, c’è un momento in cui sembra che il Signore non è presente, che si è da soli, che si sta facendo una traversata,  si ha delle opposizioni,  il  vento contrario, uno spirito del male che si oppone.  La Chiesa si ritrova a vivere la sua missione da sola. E mentre vorrebbe una presenza confortante di Cristo, all’interno delle coordinate di questo mondo, Cristo si fa presente in un modo nuovo, diverso. E benchè i discepoli sulla barca abbiano tutte le coordinate per poter comprendere questa teofania, non sono in grado di farlo. Non riescono a cogliere che è proprio il Signore. A Pietro che in qualche modo lo sfida dicendo “Se sei” Cristo dice: “Vieni!” (Mt 14,28-29).
In forza di questa parola Pietro si mette a camminare sulle acque e va verso Gesù.
La novità della presenza di Cristo nella sua manifestazione diventa per noi l’attrazione, diventa meta del nostro cammino, diventa il superamento di ciò che sarebbe la logica e la legge di questo mondo.  Il modo divino di vivere la natura umana diventa attraente, Pietro desidera anche lui esistere in questo modo. Questa nuova presenza di Cristo, che infatti rivela già una esistenza post pasquale diventa una meta verso la quale si vorrebbe incamminare.
Pietro ha vissuto tanti momenti forti con Cristo ma solo adesso davanti a quello che pare loro un fantasma, ha la forza di camminare sulle acque. Pietro supera la sensazione e si affida alla parola che lo chiama perché infatti già una volta si è affidato e si e incamminato seguendo la Parola che gli era stata rivolta. Ora lui riesce a superare tante resistenze che in diversi brani del Vangelo si notano nelle sue reazioni. Sono reazioni di una mentalità secondo la natura. Ma ora la relazione di affidamento che la parola instaura lo libera dalla dipendenza alla sua stessa natura. Infatti non è nella natura umana camminare sulle acque. Ma è la Parola, cioè la relazione di Cristo che lo fa camminare sulle acque.
Si tratta dunque di essere totalmente liberato e di scoprire una specie di trasfigurazione della propria natura in una realtà nuova, relazionale. È la relazione con Cristo che rende la natura umana quello che veramente è.  Mentre senza questa relazione è una natura pesante che scivola verso la morte, che fa affogare. Anzi è una natura che attira dietro nel morire anche la coscienza di quell’io che è pronto a far tutto per non morire, e scopre la sua impotenza e permanente frustrazione. Mentre la relazione di Cristo riempie la distanza relazionale che si accorcia, che si condensa, tanto che il mare diventa solido, che lui può camminare. Questo è il messaggio forte in questo brano. Cristo è presente nella storia in un modo nuovo e noi in questa storia che viviamo possiamo trovare Cristo lì dove normalmente l’occhio non lo scorge. E possiamo trovare la via di uscita di una situazione fuori dalla logica di questo mondo.
Perché l’incontro, la via di uscita sarà su un nuovo livello, e quando la storia, il mondo la contrarietà diventa forte e si fa sentire la paura, vengono i dubbi – quelli che faranno affondare il povero Pietro – ,quando cominciamo a gridare per la paura di essere perduti – e Cristo stesso sulla croce ha emesso un forte grido -, allora è il momento della fiducia e dell’amore.
Come le donne davanti a Cristo risorto lo riconoscono e “lo adorano” (Mt 14,33), anche qui i discepoli si prostrarono davanti a Lui, come le donne. Dunque, è la conoscenza del Cristo risorto, la Chiesa che lo adora e lo riconosce, proprio perché ha tirato fuori dal dubbio, dalle onde, dallo sprofondamento il Primo Apostolo.
Dunque: non dubitare, ma fissare lo sguardo su Cristo, su questa nuova esistenza, che non corrisponde né alle leggi, né alla logica della natura di questo mondo, ma è l’affidarsi a quel pasquale “Io sono (ego eimi di Dio), non temete” che rimanda alla relazione d’amore che prevale sulle leggi della natura e la logica di questo mondo.  

Vangelo e immagine: Banksy, La zattera della medusa (da Géricault), Calais, 2016, stencil e pittura acrilica su muro.
(da www.monasterodibose.it)

Il vangelo di questa domenica ci parla di una barca in difficoltà e dell’aiuto che il Signore mette nell’infondere coraggio ai naviganti impauriti. Che questo vangelo abbia molto da dire alla nostra stretta attualità è scontato, la chiave che scelgo è quella dell’ironia dello street artist Banksy. Nel 2016 decide di lavorare a tre immagini nella zona portuale di Calais, città ormai famosa per la così detta “giungla”, ovvero il grande campo di fortuna costruito dai rifugiati in attesa di potersi imbarcare verso il Regno Unito. Racconto brevemente le prime due per poi soffermarmi sulla terza che fa da illustrazione al commento al vangelo.

La prima rappresenta SteBanksy, Steve Jobs, Calais, 2016ve Jobs, il fondatore della Apple, che scappa con un sacco in una mano e nell’altra uno dei primi modelli dei suoi computer: Macintosh 128k del 1984. Per coglierne la satira basta il commento scritto dallo stesso Banksy:

«Spesso siamo portati a credere che gli immigrati prosciughino le risorse di un certo paese, ma Steve Jobs era figlio di un immigrato siriano. Apple è la società più redditizia al mondo, paga oltre 7 miliardi di dollari all’anno in tasse ed esiste solo perché gli Stati Uniti hanno accettato di accogliere un giovane uomo da Homs»

Banksy, porto di Calais, 2016Il secondo lavoro a ridosso del porto rappresenta un bambino con alle spalle una valigia che guarda con un cannocchiale rivolto verso il mare, che è l’orizzonte non solo immaginario, ma anche fisico della spiaggia. Quindi guarda verso il Regno Unito, o simbolicamente verso il futuro. Sul cannocchiale però poggia minaccioso un avvoltoio che punta verso di lui, a ricordare che il suo destino non sarà per nulla facile.

 

Banksy, Zattera della medusa (contesto), Calais, 2016

Il terzo lavoro è una citazione di un famoso quadro francese “La zattera della medusa” (1819) di Théodore Géricault. 

Questo quadro è un emblema della fierezza francese al pari della “Vittoria che guida il popolo” (1830) di Eugène Delacroix che riprende lo schema compositivo della zattera. La scelta della citazione ha quindi dei chiari richiami all’orgoglio nazionale dei francesi e a quei principi di “libertà, uguaglianza e fraternità” che a Calais sembrano dimenticati.

Banksy confronto con  GericaultIl quadro originale di Géricault narra di un episodio avvenuto nel 1816 in cui per una serie di negligenze la fregata francese Méduse rimase incagliata sulle coste della Mauritania. Oltre 250 persone si salvarono grazie alle scialuppe, le rimanenti 150, la ciurma, dovettero essere imbarcate su una zattera di fortuna, lunga 20 metri e larga 7; di queste ultime persone soltanto 12 si salvarono. Lascio al lettore tutti i collegamenti tra la storia del 1816 e i barconi di oggi.
L’occhio di Banksy è attento alla scelta del muro sul quale è già colorato uno zoccolo azzurro sul quale appone l’immagine della zattera trasformando quella striscia di colore nella linea dell’orizzonte.
Su quella linea si staglia una nave che continua sulla sua rotta mentre i naufraghi cercano di attirarne l’attenzione.

Anche su questa immagine Banksy ha lasciato un suo caustico commento:

«Non tutti siamo fortunati allo stesso modo».

E noi, discepoli di Gesù, riusciremo ancora a tendere una mano e a dire “Coraggio, non abbiate paura”?

Per approfondire:
Sito ufficiale di Banksy

a cura di Elia Fiore

 

Il vangelo in poche parole


«
Il brano rappresenta anche una apparizione del Risorto agli apostoli e alla Chiesa primitiva in difficoltà e con “poca fede”. L’aiuto misericordioso e l’intervento del Cristo risorto sono indispensabili per salvare questa comunità in crisi e in ricerca, rappresentata anche dal suo portavoce, Pietro, che sta quasi affogando affidato alle sue sole forze impotenti a salvarlo. Quella mano tesa verso Pietro non sarà la sua sola salvezza ma anche la nostra».  card. Gianfranco Ravasi


Altri commenti affidabili, semplici, profondi

p. Marko Ivan Rupnik: www.clerus.va (testo)
Piero Stefani: www.ilregno.it (testo)
Enzo Bianchi: www.monasterodibose.it (testo)
p. Ermes Ronchi: www.avvenire.it (testo)
p. Alberto Maggi: www.studibiblici.it (testo; video)
don Claudio Doglio: dondoglio.wordpress.com (video; audio)
don Claudio Doglio: www.symbolon.net (testo)
p. Gaetano Piccolo: cajetanusparvus.com (testo)
Acli.it: vivere la domenica (testo)
sr. Mariangela Tassielli: cantalavita.com (testo)
Ileana Mortari (teologa): www.chiediloallateologa.it (testo)
Wilma Chasseur (teologa ed eremita): www.incamminocongesu.org/ (testo)
don Enzo Pacini (cappellano del carcere di Prato): www.toscanaoggi.it (testo)
Paolo Curtaz: www.tiraccontolaparola.it (testo, audio, video)
don Tonino Lasconi: www.paoline.it (testo)
Evangeli.net: Commento e breve spiegazione teologica in meno di 450 parole (testo)

Per chi vuole qualcosa di più: Lectio divina e meditazioni

Carmelitani: Lectio divina quotidiana(testo)
Combonianum.org: Lectio divina (testo)
Centro apostolato biblico: www.centroapostolatobiblico.it (testo)

12/08/2017 Categoria: Torna all'elenco