Mia figlia ha perso la fede. Io credo, con tutti gli altri tre
figli e mia moglie. La mia fede è forte e radicata, senza molti
problemi. Per me credere ha stessa spontaneità del mangiare e del bere e
la fede ha il profumo delle cose familiari. A mia figlia voglio un
mondo di bene e lei ne vuole altrettanto a me. Studia biologia in
università. Forse il mondo scientifico non l’ha aiutata. Mi trovo nella
situazione scomoda di voler bene a una figlia con la quale mi è
impossibile condividere ciò che mi sta più a cuore. Riesci a immaginare
la mia sottile sofferenza? Mi sai dire qualcosa?
Roberto
Quanto è bella ma quanto è impegnativa la vocazione a essere
genitore! Si decide, per amore, di generare la vita, la si fa crescere e
la si custodisce, la si accompagna nelle diverse fasi conducendola
nello svelarsi del disegno di Dio …, le si fa il dono della fede,
alimentandola con la parola e con l’esempio perché diventi via per
trovare la pienezza nell’esistenza. Da genitori si sperimenta la
dimensione della gratuità, del donare senza riserve e con amore, tutto
se stessi. Ma l’esperienza della genitorialità può passare anche
attraverso le diverse e opposte scelte sui valori e gli stili di vita
che i figli decidono per la propria esistenza.
I FIGLI NON APPARTEGONO AI GENITORI
Questo è certamente fonte di sofferenza carissimo Roberto, ma è anche
ciò che fa comprendere che i figli non appartengono ai genitori. Sono
dono di Dio, chiamati a vivere la propria esistenza nella libertà e
responsabilità di scegliere le ragioni per le quali vivere, amare e
soffrire. Liberi di esistere e di credere secondo dei cammini personali che appartengono al mistero di ciascuno.
«I figli non sono i vostri figli. Essi non vengono da voi ma
attraverso di voi, e non vi appartengono benché viviate insieme. Potete
amarli, ma non costringerli ai vostri pensieri, poiché essi hanno i loro
pensieri. Potete custodire i loro corpi, ma non le anime loro. Poiché
abitano le case future, che neppure in sogno potrete visitare.
Cercherete di imitarli, ma non potrete farli simili a voi. Voi siete gli
archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccati da lontano.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero infinito, e con la forza vi
tende, affinché le sue frecce vadano rapide e lontane» (Gibran).
LA FEDE COME DONO
Si, i figli non appartengono ai genitori. Essi sono collaboratori. La fede è dono che si fa loro, ma come ogni dono rimanda all’accoglienza e alla gratuità,
alla gratitudine e alla responsabilità di farlo crescere e alimentarlo.
Forse anche tu hai “ proiettato” su tua figlia desideri, progetti e
sogni che si stanno realizzando in modalità inatteso. Attraversa la
sofferenza che chiede di accogliere la sua diversità, di non poter
condividere ciò che ti sta più a cuore; continua la tua testimonianza di
credente nella certezza che ciò che hai seminato non è andato perduto,
ma rimane nel profondo del cuore. Vivi anche tu l’attesa di quel
padre che alla finestra guardava da lontano e attendeva il ritorno del
figlio pronto ad accoglierlo, a ricominciare insieme il
cammino. Continua la tua vocazione di padre nella preghiera, generando
alla vita tua figlia, facendoti suo compagno di viaggio, valorizzando
tutto ciò che è splendidamente umano: lì è presente Dio. La bellezza
della fede diventi parola che unisce, grembo che accoglie, pensiero che
cerca la verità, gesto di pace e riconciliazione, pane che si spezza e
rende visibile e credibile il Vangelo. E soprattutto affidala al Padre
dei cieli alla quale appartiene: Lui, che attraverso te e tua moglie
l’ha chiamata alla vita, porti a compimento in lei il suo disegno, nei modi e nei tempi che vorrà. Sii certo, non abbandonerà l’opera delle sue mani!