Ora che sono emerito, vado spesso a ritroso nel tempo a
rivisitare luoghi e momenti della mia avventura di parroco. Lasciando
perdere per il momento il bilancio morale tra le cose indovinate e
quelle sbagliate, mi viene da soffermarmi su alcuni momenti suggestivi
che hanno lasciato un segno dentro di me. Me li ricordano anche alcuni
oggetti molto semplici che conservo bene in vista appesi alle pareti del
mio attuale romitaggio.
UNA SCENA INEDITA ALLA FINE DI UN CONCERTO
Uno degli oggetti più significativi che mi riporta a quei verdi anni è una bacchetta da direttore d’orchestra.
Mi fu regalata quando lasciai la prima comunità della mia carriera di
parroco. Salutandomi, si erano ricordati di un gesto che avevo fatto,
anni prima, il giorno dell’ingresso.
In quelle occasioni, si usa organizzare una manifestazione di benvenuto
per il “novello pastore”. A me i miei parrocchiani avevano offerto una
serata di musica sacra eseguita da una corale famosa della nostra
diocesi. Terminato il programma, salgo all’ambone per ringraziare e lì
per lì mi viene un’idea. Mi rivolgo al direttore del coro e gli chiedo
se è disposto a farmi un favore. Mi dice ovviamente di sì e allora gli
chiedo di scegliere mentalmente il canto che preferisce tra quelli che
ha appena diretto e poi gli dico: «Ora dia l’attacco, ma senza che i
coristi cantino». Il maestro resta un po’ perplesso, ma poi batte con la
bacchetta sul leggio per dare il tempo e quindi dà l’attacco e i
coristi zitti, come richiesto. L’effetto è buffo e il pubblico scoppia
in una risata.
«Vedete? – dico – Il maestro, l’abbiamo visto in tutta la serata, è un
veramente un signor maestro, ma se, al suo attacco, nessuno canta, fa
ridere». Poi gli chiedo di ripete la scena con la proposta che,
all’attacco, cantino solo i bassi. Così si fa e la gente ride ancora. Di
nuovo chiedo che si vada avanti e che all’attacco cantino i bassi e i
secondi. I presenti stavolta ridono di meno. Per finire, all’attacco
cantino tutti. Così avviene e l’effetto è magnifico e tutti applaudono.
LA BACCHETTA DEL DIRETTORE APPESA AL MURO
«È chiaro il senso del giochino che ho proposto? Io sono qui come il
direttore del coro. Se darò l’attacco e nessuno canterà faremo ridere
tutti. Così avrà pure un effetto buffo se canteranno solo alcuni.
L’effetto entusiasmante ci sarà solo se tutti canteranno e andranno a
tempo… Occorrerà tener d’occhio bene la bacchetta del direttore e
tendere l’orecchio a chi canta vicino a noi».
La bacchetta è sempre lì appesa alla parete nella mia camera.
Guardandola ripenso ai miei anni di servizio in varie parrocchie.
Sicuramente non sono stato un Toscanini della pastorale. E anche le
comunità che ho diretto erano alquanto differenti del coro della Scala.
Ma abbiamo provato. E sono certo che, alle inevitabili stecche delle
nostre esecuzioni, gli angeli del Melozzo con i loro mandolini, lassù in
cielo, vista la nostra buona volontà, avranno sicuramente cercato di
coprirle, per salvaguardare i timpani del Padre celeste.