Ricordi lontani delle prime traduzioni dal latino: le favole di Fedro. Chi non ricorda, ad esempio, “Il lupo e l’agnello”?
Una delle più citate del favolista romano, dimenticando però spesso
l’autore, è quella, famosa, della montagna che partorisce il topolino. «La
montagna stava partorendo; lanciava grida immani e sulla terra c’era
una grandissima attesa. Ma quella partorì un topolino. Questo è scritto
per te, che prometti grandi cose, ma non combini nulla».
DA FEDRO A ISAIA
Ci sono persone devote da una parte e laicisti supponenti dall’altra
che non penserebbero mai che anche la Bibbia, ancora prima, molto prima
di Fedro, è ricca di humor e di ironia. Ma è così. E più di quanto si
potrebbe pensare. Non so a voi, ma a me è servito molto lo scoprirlo. Mi
ha fatto amare ancora di più questa Parola e Chi l’ha man mano
pronunciata sul mondo. E poi, diciamocelo chiaro: il sapere che Dio,
lassù nell’alto dei cieli, dove lo immaginiamo imperturbabile e anche un
po’ indifferente nella sua divina maestà, invece se la ride ben bene
delle nostre megalomanie, delle nostre furbizie, delle nostre arroganze,
(cfr sal 2, 4), fa un bene impagabile, perché aiuta tutti a darsi
quelle calmate che occorrono quando l’esaltazione ci fa pericolosamente
perdere il senso della realtà.
ABBIAMO PARTORITO ARIA
Del ridere di Dio nella Bibbia, c’è, in particolare, un passo che mi
frulla spesso birichino nel cervello da quando ho cominciato ad
osservare con discreta attenzione l’attualità sia pubblica che privata,
soprattutto nei momenti di difficoltà e di crisi, come, per esempio,
quello che stiamo vivendo ai nostri giorni. È Isaia 26,17s. Sentite che
forte: «Come una donna incinta che sta per partorire si contorce e
grida nei dolori, così siamo stati noi di fronte a te, Signore. Abbiamo
concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: era solo aria; non abbiamo portato salvezza al paese».
Aria, soltanto aria. Ci pensate? Molto meno ancora del ridicolo
topolino che Fedro, diversi secoli dopo Isaia, aveva visto partorito con
gemiti giganteschi da un Himalaia di chiacchiere e di supponenza.
Sia Fedro, sia specialmente il nostro Isaia, mi vengono in mente
spessissimo davanti al televisore, leggendo i giornali, o anche solo
ascoltando certi chiacchieroni da bar.
Ho annotato questo più volte pure nel mio diario di parroco, perché
anche nella Chiesa di parti d’aria ne ho visti tanti e devo riconoscere
con sincerità che qualche spiffero è scappato anche a me.
Don Giacomo Panfilo