Oratorio

Un pilastro portante di ogni comunità cristiana è l’oratorio. Seguendo gli esempi di san Filippo Neri e di san Giovanni Bosco, gli oratori sono nati come occasioni educative per i ragazzi e i giovani, ad opera di adulti motivati e preparati, che vogliano bene ai ragazzi e collaborino con gli altri adulti (i genitori in primis) per la loro crescita umana e cristiana. Le attività oratoriane possono svolgersi in qualsiasi spazio o ambiente. L’”oratorio” infatti, prima ancora che un insieme di spazi e strutture, è innanzitutto uno stile, una cura, un’attenzione della Comunità tutta verso i più giovani.

Nella nostra Valle le diverse iniziative si svolgono a rotazione nei diversi spazi disponibili. L’attività più conosciuta, oltre alla catechesi e alle feste ad essa collegate, è l’avventura estiva del GREST, che coinvolge attivamente famiglie, educatori e diversi animatori.

Ma anche durante l’anno diverse sono le occasioni per “educare divertendo” e “divertire educando”: in alcuni paesi un gruppo di volontari adulti garantisce l’apertura settimanale dell’oratorio, proponendo attività ludiche e ricreative molto varie; in altri ci sono proposte di animazione liturgica e di canto adatte alla fascia dei ragazzi; ci sono poi proposte occasionali legate a tornei, teatri, compleanni, feste del paese, ecc.

Suggerimenti e materiali per l’animazione cristiana degli oratori sono a disposizione anche sul sito diocesano di pastorale giovanile: www.pgcomo.org.

Avvisi

Vangelo Ragazzi: Una vita con la

Vangelo Ragazzi: Una vita con la "V" maiuscola

Videovangelo della domenica in cartoni animati

Videovangelo bambini XXII dom To anno A

Anche noi vogliamo capire (non disponibile questa settimana)

La riflessione
(commento a cura di Maria Teresa Visonà)

Penso che tutti voi siate esperti in argomento “viaggi”... sono infatti quasi finite le vacanze estive, tra pochi giorni inizia la scuola e sono certa che, chi in bici, chi in auto, chi in treno, chi in aereo, abbiate fatto qualche piccola gita quest'estate.
Vero o no?

Diciamo che i mezzi di trasporto che abbiamo ora non son certo quelli che c'erano ai tempi di Gesù: allora ci si muoveva solo a piedi o, chi era più fortunato, sul dorso di un asino.

Il Vangelo di oggi ci parla del viaggio di Gesù verso Gerusalemme assieme ai suoi apostoli.

Ed è proprio a piedi che Gesù e i suoi amici percorrono questa strada.

Camminando si ha più modo di parlare, di confrontarci, ci si ferma, si guarda la natura, si ascolta il silenzio... e proprio in questo clima di tranquillità, Gesù spiega agli apostoli quello che succederà a Gerusalemme.

Lui è sincero, non vuole illuderli e annuncia loro che questo viaggio non lo porterà al trionfo, ma al rifiuto e alla morte.

Dice anche che il terzo giorno risorgerà, ma questo loro non lo capiscono....

Ora che i discepoli sanno che andrà a morire, vorranno ancora seguirlo?

Erano rimasti affascinati dal Maestro quando era passato sulle rive del lago mentre gettavano le reti per la pesca, o al banco delle imposte... e senza esitazione avevano abbandonato barche, reti, padre, casa, famiglia per seguirlo. Lo avevano visto compiere miracoli ed avevano ascoltato tutte le sue sapienti parole. Fino a quel momento lo avevano seguito animati da gioia ed entusiasmo.

Avevano riconosciuto in lui l'inviato di Dio atteso da tutto il popolo d'Israele: da lui si aspettavano la liberazione dal dominio dei Romani ed una vita di pace e di prosperità.

I discepoli non comprendono questo annuncio di Gesù... anzi, Pietro rifiuta addirittura quello che il Maestro comunica loro.

Dopo un gran rimprovero nei confronti di Pietro, Gesù dice a tutti i suoi amici:

“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.

Ma che cosa chiede Gesù ai suoi discepoli di allora ed a noi, oggi, con queste parole? Vuole forse che disprezziamo noi stessi? Vuole che ci sottovalutiamo, che teniamo nascosto quello che valiamo veramente? Vuole che piantiamo tutto, scuola, famiglia, amici per andare in cima ad un monte a fare gli eremiti pregando giorno e notte? Ci chiede di soffrire volontariamente per essere più graditi a Dio?

Niente di tutto questo, bambini. Rinnegare se stessi significa entrare nel modo di pensare di Dio, che è quello che Gesù ci ha mostrato col suo modo di vivere.
Voi, avete mai provato a pensare come penserebbe Dio?

Facciamo qualche esempio. Siamo a scuola e qualche vostro compagno ha bisogno di un aiuto in matematica perché da solo non ce la fa. Voi, che avete già finito i vostri compiti, cosa fate?

Pensate come gli uomini e perciò lasciate che si arrangi, o pensate come Dio e perciò gli date una mano?

Altra situazione. Siamo a casa e la mamma, che è appena tornata dal lavoro e che deve preparare la cena, vi chiede di andare a prendere l'acqua in cantina. Voi, che state giocando con il videogioco, cosa fate? Pensate come gli uomini e perciò rispondete che andrete dopo (e sappiamo bene che quel “dopo” non arriverà mai), o pensate come Dio e perciò scendete le scale di corsa e portate l'acqua alla mamma?

Ognuno di voi sa quali sono le situazioni, nella propria giornata, in cui potrebbe pensare come Dio... certo che, per rendersene bene conto, bisogna tenere sempre gli occhi aperti, le orecchie aperte, ma soprattutto il cuore aperto.

Un cuore aperto dà la possibilità a Dio di entrare e, quando Lui è dentro di noi, non siamo più noi che agiamo, parliamo, ci relazioniamo con gli altri... è Dio che ci fa agire, parlare, relazionare, proprio come farebbe Lui.

Penso che tutti voi abbiate un Vangelo a casa, vero? L'avete letto qualche volta?

Anche se ne avete letto solo qualche pezzettino sicuramente avrete capito quale era lo stile di vita di Gesù. Lui amava tutti, perdonava, non ricambiava le offese ricevute, aiutava gli ammalati, condivideva con coloro che non avevano nulla, confortava le persone sole, si faceva prossimo ai bisognosi... ha vissuto, cioè, tutta la sua vita facendo del bene, anche quando incontrava delle difficoltà, dei rifiuti, delle offese, delle sofferenze.

Certo... perché anche Gesù, nella sua vita terrena, ha avuto dei dolori: ognuno di noi ne ha perché il dolore fa parte della vita umana, ed a volte è così grande che appare incomprensibile, contrario al sogno di felicità che Dio ha pensato per ciascuno di noi.

Eppure è proprio lì che Gesù ci insegna a vedere una luce inaspettata.

Siete mai entrati in qualche chiesa con delle vetrate grandissime che dall'esterno voi vedevate buie e nemmeno belle? E quando siete entrati, cosa avete scoperto guardando quelle vetrate?

Che erano bellissime e splendenti perché illuminate dalla luce del sole.

Ecco, per seguire Gesù dobbiamo cambiare modo di vedere: guardare le cose non mettendo al centro noi stessi, le nostre capacità, i nostri occhi, ma mettendo al centro la luce che ci viene da Gesù che ci fa capire che cosa può rendere luminosa e bella la nostra vita.
E che cosa ci propone il Signore perché questo si realizzi?

Ci propone di seguirlo facendo più attenzione alle esigenze del nostro prossimo più che alle nostre; di spendere le nostre energie per far felici gli altri, come Lui, che non ha mai perso l'occasione per confortare e dare speranza a coloro che incontrava.

È così che impareremo a liberarci dall'egoismo che spesso abbiamo, è così che potremo diventare ragazzi e giovani forti nel cuore e non solo nei muscoli, è così che potremo crescere come delle persone vere, libere da ogni male che distrugge, è così che potremo realizzare pienamente il progetto di bellezza e di bontà che Dio ha pensato per ciascuno di noi.

Gesù ci invita ad essere testimoni del Vangelo anche quando siamo messi alla prova dalle piccole o grandi incomprensioni, dai piccoli o grandi dolori della vita, dai piccoli o grandi rifiuti che potremo ricevere.

Anche Gesù ha sofferto tanto sulla croce e, quando viviamo i nostri dolori, ricordiamoci che con la sua croce Gesù ha preso sulle spalle anche ogni nostro dolore.

Così ogni nostra sofferenza, ogni nostra croce, peserà di meno perché Gesù la porta assieme a noi.

E, se subito dopo ci mettiamo ad amare, sperimentiamo il più delle volte che il nostro dolore si affievolisce, si trasforma e può diventare anche gioia.

Portare la croce di Gesù ci parla di vita, non di morte: gli annunci della passione e della morte di Gesù si concludono sempre, infatti, con queste parole:”e il terzo giorno risusciterà”.

È questo il significato di “guardare la vita con gli occhi di Dio”: dove noi vediamo solo dolore, il Padre ci invita a guardare oltre, ci invita ad essere come Gesù che, attraverso il suo dono di amore, è risorto, ha raggiunto il Padre.

Gesù è vivo, è qui in mezzo a noi e, anche attraverso i nostri dolori vissuti con amore, ci vuol dire che ci attende una vita con la “V” maiuscola: una vita piena di gioia in questa terra e una vita di gioia e di risurrezione quando saremo per sempre con Lui in cielo.


La vignetta di Robihood

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#Strade Dorate: Dalla postazione radio di Radio Fra Le Note il sacerdote genovese Don Roberto Fiscer commenta il Vangelo della domenica per i ragazzi.



Un giovane prete di Genova ex dj da discoteca, don Roberto Fiscer, ha aperto una radio nel suo oratorio e tra le altre cose fa una brevissima trasmissione anche in video #Strade Dorate in cui spiega il vangelo della domenica per i ragazzi e con i ragazzi.

Dalla postazione radio di Radio Fra Le Note il sacerdote genovese Don Roberto Fiscer commenta il Vangelo della domenica 30 agosto 2020 per i ragazzi


Commento al Vangelo per bambini e ragazzi a cura di don Nicola Salvemini



Dalla parrocchia Sacra Famiglia in Corato (BA) un commento per i ragazzi per tentare di vivere la comunità nella gioia oltre questo tempo difficile di pandemia.

Commento al Vangelo di domenica 30 agosto 2020 per bambini e ragazzi


30/08/2020 Categoria: Torna all'elenco