Ho
un parroco adorabile, generoso, non si ferma mai, il suo tempo è tutto
per
gli altri. Ma c’è un “ma”. Fatica enormemente a delegare, a far fare
agli altri. Quando si trova a dover scegliere fra l’incaricare qualcuno e
il fare lui, sceglie sempre di fare lui. Questo conferma la sua
generosità, ma anche una certa idea, diciamo così,
clericale di Chiesa. Che cosa pensi di questo “peccato per eccesso”
(così lo vedo io) del mio parroco? Tu monaca non avresti qualche
suggerimento da dare, qualche spunto di spiritualità del pastore? Non so
se il mio parroco troverà il tempo per leggerti. Ma
ci penserò io a fargli avere quello che eventualmente tu gli vorrai
dire.
Giorgio
Il profilo del parroco che tu descrivi, carissimo Giorgio, parla tra le
righe di riconoscenza e stima, tratti belli, per nulla scontati. Il
limite che però evidenzi nella sua fatica a delegare, esprime un aspetto
ancora presente nelle nostre parrocchie: il
clericalismo. La nostra Chiesa di Bergamo, insieme a molti
altri, ha il dono di avere molti sacerdoti formati ad essere pastori e
guide nelle comunità. La realtà della Chiesa quale popolo di Dio, il
ruolo dei laici e la loro valorizzazione, sono aspetti
già presenti ma che debbono, forse, essere maggiormente compresi e
incarnati nella vita. I processi di cambiamento esigono tempo e
riflessione, scelte concrete e verificabili. Occorre costruire un
tessuto comunitario di fiducia, di dialogo tra sacerdoti, laici
e religiosi, formarsi alla responsabilità e alla corresponsabilità, a
una comunione che comprende e armonizza le diversità di doni e carismi a
servizio del Vangelo e dei fedeli. Impegno che esige fedeltà e
perseveranza, capacità di portare le proprie e altrui
povertà e fragilità. Molto è stato fatto, ma occorre camminare
decisamente in questa direzione.
STILE DI SERVIZIO EVANGELICO
Il laicato cristiano va formato secondo diversi livelli e competenze,
dentro un orizzonte di vita personale di fede vissuta, celebrata e
testimoniata. Compito dei pastori è quello di essere uomini di
preghiera, ministri della Parola e dei Sacramenti; di annunciare,
promuovere, animare, comporre in unità le diverse anime presenti nelle
comunità per una trasparenza di vita e una più incisiva missionarietà.
Ma i laici devono lasciarsi evangelizzare e formare:
essere adulti affidabili e fidati, discreti, collaboratori del
ministero sacerdotale con uno spirito di autentica fraternità. Devono
essere donne e uomini che hanno fatto proprio lo stile del servizio di
Gesù, che rifuggono ogni logica di potere e
di ricerca di prestigio personale o di gruppo. Le rivendicazioni, i
piccoli spazi di potere nei gruppi, negli oratori, negli organismi
pastorali, le esclusioni … offuscano la bellezza della realtà
ecclesiale, rallentano il cammino e l’edificazione della comunione,
del volto di Cristo che vuole tutti una cosa sola in Lui. Occorre
appassionarsi e amare non il proprio ruolo all’interno delle comunità
cristiane, ma la comunità cristiana come luogo concreto in cui imparare a
vivere una autentica esperienza di umanizzazione
e di fede.
MISERICORDIOSI VERSO LE DEBOLEZZE
È la Chiesa che mi è stata donata perché, anche attraverso il mio
contributo, possa risplendere la bellezza del Vangelo. Occorre farsi
fratelli e sorelle dei nostri pastori,custodi della loro vocazione e del
loro servizio, misericordiosi delle loro debolezze,
prossimi e vicini del loro ministero. Nella consapevolezza che il
Signore ha dato questo tesoro in vasi di creta: vasi fragili che siamo
noi, i sacerdoti, i laici … perché risplenda nella fragilità e
debolezza,la sua potenza e la sua forza. E tutto sia, non
per la nostra, ma per la gloria di Dio