Il brano di Vangelo che ascoltiamo oggi (Gv 13,31-35) è tratto dal
capitolo 13 del Vangelo di Giovanni, capitolo in cui l’evangelista pone
il racconto dell’ultima cena di Gesù con i suoi e non è di immediata
comprensione se lo togliamo dal suo contesto.
Dopo il gesto scandaloso della lavanda dei piedi, Giovanni riporta
l’annuncio, da parte di Gesù, del tradimento di Giuda (13,21). Seguono i
versetti che ascoltiamo oggi, con le parole sul comandamento nuovo, e
poi un nuovo annuncio di defezione, che questa volta riguarda Pietro e
il suo rinnegamento (13,36).
Il comandamento nuovo, quindi è come incastonato tra due annunci di
tradimento. Ed è questo il primo elemento su cui soffermarci, perché
Gesù chiederà ai suoi di amarsi tra loro nello stesso modo, con la
stessa misura con la quale Gesù li ha amati (“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” – 38).
E la misura è data dalla distanza che i discepoli pongono tra loro e
il Signore: una distanza abissale, quella del peccato, ma che Gesù colma
con il suo amore gratuito; non lascia i suoi vagare nella lontananza
dove si sono smarriti, perché, come abbiamo visto domenica scorsa, lui è
il buon pastore, e il buon pastore non vuole che nessuna delle sue
pecore vada perduta. Per questo dà la vita.
L’evangelista Giovanni mette in relazione il rinnegamento di Giuda
con le parole di Gesù proclamate nel Vangelo di oggi: è infatti proprio
quando Giuda prende il boccone ed esce, che Gesù esclama queste parole
forti, apparentemente fuori luogo: “Ora il Figlio dell’uomo è stato
glorificato, e Dio è stato glorificato in lui” (Gv 13,31).
Cosa significano?
Tutto il Vangelo di Giovanni tende ad un’“ora” misteriosa, un momento
in cui Dio avrebbe rivelato completamente se stesso, la sua gloria,
nella vita e nell’opera del Figlio. Ebbene, l’ora è giunta proprio in
questo momento, in cui Gesù può finalmente rivelare tutto l’amore che è
venuto a donare, un amore che raggiunge anche il discepolo che rinnega e
che tradisce, un amore che anche per lui dona la vita.
Giuda è appena uscito per tradire il suo Signore, per consegnarlo. Ma
l’ha fatto dopo aver ricevuto da Gesù il boccone destinato all’amico
prediletto, dopo aver mangiato il pane dell’amicizia in cui ogni
inimicizia è superata.
E proprio questa è per Gesù la gloria, ovvero il massimo
dell’amore possibile; per cui anche il gesto di Giuda viene riletto e
accolto come un’ulteriore possibilità di amare, e quindi di dare gloria
al Padre.
Il Padre, a sua volta, risponderà a questo gesto di amore e di
obbedienza dando gloria al Figlio: come l’amore di Gesù raggiunge i
discepoli persi nel loro peccato, così l’amore del Padre non lascia Gesù
perso nella morte: “subito” (Gv 13,32), infatti, gli restituirà la vit:
“Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito”.
Queste parole di Gesù, dunque, si pongono in mezzo a queste due
storie di tradimenti, e ci stanno come un inno di vittoria, come un
presagio sicuro di salvezza. Proprio dentro tutto questo male si rivela
pienamente la vita di Dio.
Eppure questo non è ancora tutto.
Il capitolo 13, infatti, pone al centro i due gesti di tradimento,
grazie ai quali si manifesta tutto l’amore di Gesù per l’uomo, gesti che
anticipano e intrepretano ciò che, di lì a poco, sarebbe accaduto sulla
croce, che le danno senso.
Ma subito dopo chiede ai suoi di amarsi gli uni gli altri come Lui li
ha amati: li ama gratuitamente e chiede, in forza di questa gratuità,
di fare altrettanto.
Le parole del comandamento nuovo possono essere poste solo nel
contesto della croce e, in Giovanni, solo dopo quei gesti che della
croce dicono il senso. I discepoli non saranno capaci, infatti, di
amarsi se non per l’amore che hanno ricevuto.
L’amore di Dio non si ricambia: non saremmo mai capaci di restituirgli ciò che Lui ci ha donato.
L’amore di Dio, piuttosto, lo si scambia tra di noi, lo si fa
circolare, e questo è l’unico modo con cui possiamo ri-amare Dio, in cui
possiamo dirgli il nostro vero grazie.
Il vangelo in poche parole