Quando finisci di leggere le letture di questa XXVI domenica ti verrebbe quasi spontaneo chiederti:
«È lecita la felicità? O solo una vita di castighi e di sventure può aprirti le porte del paradiso?».
Godersi la vita, magari grazie al frutto del proprio onesto lavoro, senza far male a nessuno, è davvero così anti evangelico?
La risposta a queste domande la potremmo trarre direttamente da quanto,
nella seconda lettura, l’apostolo Paolo consiglia a Timoteo:
«Tu, uomo di Dio, tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza».
Tender a questo vuol dire rendere possibile la felicità per tutti!
Non può esistere felicità solo per alcuni, e a scapito di altri.
Non esiste felicità per il mondo senza giustizia; non esiste felicità
sociale senza quella forma di pietas che fa gustare la fraternità; non
esisterebbe felicità tra fratelli e sorelle senza un esercizio costante
di pazienza, di carità, di mitezza.
È questo ciò che la nostra fede ci chiede di vivere e di scegliere.
Se esiste un credente nel mondo, non dovrebbe poter esistere né un ricco
indolente né uno sfortunato Lazzaro, un povero di cui nessuno cura le
piaghe.
Chi fa, quotidianamente, del Vangelo la sua luce, non può non scegliere
la bellezza di una felicità condivisa, generata, resa possibile per tutti.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Costruire felicità… per tutti
Signore Gesù, insegnaci ad accogliere
lo stile del Vangelo come una possibilità,
affidata alle nostre mani, per costruire la felicità.
Apri i nostri occhi per accorgerci dell’altro;
apri il nostro cuore per non desiderare altro
se non una ricchezza condivisa,
una felicità possibile per tutti,
una vita fatta di gioie semplici,
ma non gelosamente trattenute.
Insegnaci, Signore, a vivere secondo il Vangelo.
Amen.
Il vangelo in poche parole