Il mio nonno paterno buonanima faceva il sagrista. L’ha fatto per
ben sessantacinque anni. Pensate! Era talmente integrato con la sua
chiesa da far pensare ai passeri e alle rondini, del salmo 84, che fanno
il nido con tutta la naturalezza nel tempio stesso di Dio.
IL NONNO ADAGINO
Si chiamava Luigi, ma lo chiamavano tutti nonno Adagino, perché
prendeva le cose sempre senza stroppiarsi per la fretta. Per ornare la
sua chiesa, per esempio, anziché i due o tre giorni che sarebbero stati
più che sufficienti, impiegava anche quindici giorni.
Era un piacere aiutarlo e io ero uno dei suoi nipoti più assidui.
Spessissimo interrompeva il lavoro e con l’aiutante di turno si sedeva
su un banco o perfino su un cornicione e sciorinava una litania
inesauribile e assai gustosa di aneddoti. Ne aveva su tutto: sui parroci
che aveva servito e anche sui predecessori di cui aveva solo sentito
parlare, sulle vicende anche segrete e non sempre edificanti del paese,
sulle figure più caratteristiche della sua storia, sulle sue
vicissitudini personali.
Pur facendo le cose benissimo, non era però un perfezionista. Lungi da lui. Diceva anzi mille volte: «Non preoccuparti. Tanto, il Preciso è morto e il Pressapoco è malato grave». Così si lavorava senza ombra di ansia.
Un giorno mi raccontò un aneddoto piccolo piccolo, quasi un’inezia,
ma che lo faceva ridere ancora anche dopo moltissimi anni e che per me
fu illuminante per sempre, tant’è che me lo ricordo ancora. Stavamo
togliendo le ragnatele dagli stucchi e dagli angoli della chiesa. Era
un’operazione che si faceva almeno una volta all’anno, come la
confessione di precetto. Ci servivamo di una pertica alla cui sommità
era fissato uno scopino di piume, morbido per non fare danni.
LE RAGNATELE CHE NON SI VEDONO
Lavoravamo in silenzio da un bel po’ quando sbottò a dire: «Un giorno
il tuo papà mi aiutava a togliere le ragnatele come stiamo facendo oggi
e ad un certo punto mi chiese: “Babbo, devo togliere anche le ragnatele
che non vedo?”».
Il nonno rise sonoramente mentre raccontava e poi continuò: «Sai che
cosa gli ho risposto? Prova, se sei capace, a togliere le ragnatele che
non si vedono». E rivolgendosi a me, concluse: «Era sciocco, non ti
pare? Come si fa a togliere le ragnatele che non si vedono? Togli solo
quelle che vedi, gli dissi. Si fa solo quello che si può, e poi si deve
stare in pace».
Eravamo si potrebbe dire appollaiati sul cornicione alto della
chiesa, quando nonno Adagino mi raccontò questa storia. Da lassù
guardavo gli stucchi e mi pareva di vedere la scena.
Quante volte mi è tornato alla mente in seguito quella risata del
nonno:«Togliere le ragnatele che non si vedono. Ti pare possibile? Roba
da matti!».
Ci ho pensato ogni volta, e sono tante, che ho incontrato qualcuno
che prendeva l’ulcera se non riusciva a fare l’impossibile. E ogni
volta, come già quella prima volta, mi chiedevo perché mai delle persone
intelligenti, tra le quali mi pareva giusto annoverare anche mio padre,
potessero uscire in domande così evidentemente sciocche. Per farsi ben
volere dal nonno di turno? Per sbattergli sotto il naso il proprio zelo
forse un po’ sottovalutato? Per ansia perfezionistica pura e semplice?
Chissà!
ECCO COME NASCONO I TALEBANI
Ne parlai un giorno con l’amico parroco di Belsito e anch’egli ridacchiò come il nonno.
«Tuo padre è stato fortunato – mi disse – per aver avuto avuto la
correzione sferzante di tuo nonno. Poteva finir male, sai, quella storia
delle ragnatele, perché è così che nascono i fanatici, gli intolleranti e i normalizzatori irriducibili, quelli che nel campo nostro sono più papalini del Papa».
«Öh, dai! – obbiettai io – Non ti pare di esagerare? ».
«Nemmeno per sogno. Prova soltanto a giocare con la domanda di tuo
padre e alle ragnatele sostituisci, che so, qualcuno che, nella società o
nella Chiesa…, nella tua parrocchia, nel tuo gruppo, sia decorativo
come una ragnatela nera e polverosa. Quella frase innocente che cosa
diventa? Babbo, o vescovo, o papa, o presidente, o ispettore, devo
togliere di mezzo anche i cattivoni che non si vedono? Anche i
dissenzienti, i deviati che non si notano? La caccia alle streghe, mio
caro, nasce così. Non dimenticarlo mai».