Uno dei problemi, non dei più gravi, ma dei più noiosi che il mio
amico parroco di Belsito ha dovuto affrontare all’inizio del suo
ministero nella parrocchia dal nome così simpatico è stato quello di
gestire la carità intellettuale di diversi parrocchiani, i quali, quando
leggevano qualche cosa di bello, sentivano l’impulso di segnalarglielo,
per il suo profitto, naturalmente.
In un primo momento, ben cosciente dei suoi limiti intellettuali,
trovò la cosa gentile e utile, e, compatibilmente con il tempo che
riusciva a dedicare alla lettura, ci infilava anche quei temi così
amabilmente segnalati.
Ma la sua disponibilità non durò molto. Non per pigrizia sua e
nemmeno per mancanza di tempo. Ma innanzi tutto per eccesso di offerta,
per riuscire a star dietro alla quale il poveretto avrebbe dovuto
lasciar perdere tutto il resto.
Inoltre, si era accorto che si trattava sempre di letture “molto
impegnate” e “di punta” come si usa dire, molto di punta. Tant’è che una
volta si permise di dire a uno di questi parrocchiani: “Mi fai pensare
alla mula di don Abbondio (cap. 24 dei Promessi Sposi) che camminava
pericolosamente sull’estremo bordo della mulattiera, all’orlo del
precipizio, quando c’era tanto sentiero su cui camminare speditamente.
La cosa si fece ancora più complicata quando… le mule di don Abbondio
si moltiplicarono, alcune delle quali però camminavano sull’orlo
sinistro del precipizio e alcune su quello destro.
Attenzione: parlando di destra e di sinistra, l’amico Parroco di
Belsito non pensava solo alla politica, ma anche alle tendenze
all’interno della Chiesa, dove la sinistra sono quelli che son già al
Concilio Vaticano III e la destra quelli tenacemente ancorati al
Concilio di Trento.
Il malcapitato parroco che cosa poteva fare? Su quale ciglio doveva avventurarsi per essere e mostrarsi “impegnato”?
Per un po’ lasciò perdere: non leggeva più quei messaggi con la
fedeltà di prima e quindi non mandava più il messaggio di risposta e di
commento. Continuando però imperterrita l’offerta dei contributi al suo
aggiornamento e gli spintoni a un suo più deciso impegno, ricorse ad una
trovata che si rivelò risolutiva. Incominciò a sua volta a inoltrare
questi messaggi ai diversi amici della sua cultura incrociandoli tra
loro. A quelli che camminavano sul bordo sinistro inviava i messaggi
ricevuti da destra e viceversa, e a ognuno diceva: “Da un amico ho
ricevuto questo documento molto interessante. Ne faccio parte anche a
te”.
L’afflusso di proposte culturali cessò molto presto, da una parte e
dall’altra. Probabilmente quelli di destra pensarono che il loro parroco
era spudoratamente di sinistra e quelli di sinistra che era
vergognosamente di destra.
Il parroco di Belsito naturalmente ha le sue idee ma, per quanto lo
conosco, non mi pare un don Abbondio che ama i cristiani che non si
espongono. Mi risulta, anzi, che a suo tempo ha fatto anche un
editoriale della Rivista Parrocchiale contro il genere dei cristiani
moderati e disimpegnati. Ma egli è il parroco di tutti, povero ministro
di quel Gesù che è morto sulla croce «per riunire attorno a sé tutti i dispersi figli di Dio», nessuno escluso.
A tutti i suoi parrocchiani, di qualsiasi tendenza filosofica o politica o ecclesiale, nella predicazione ripete spesso la raccomandazione di Gesù, tanto cara a don Mazzolari e, nel suo piccolo anche a lui: “E adesso, chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una“.
E allora, qualcuno può dar torto al parroco di Belsito?