"Capisci ciò che leggi?" - Lettura continua del Vangelo di Marco: Mc 16,1-8
Mc 16,1 Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo.
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Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
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Dicevano tra loro: "Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?".
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Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
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Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura.
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Ma egli disse
loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È
risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto.
7
Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"".
Esse uscirono e
fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di
stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.
La
sezione centrale del vangelo ci ha mostrato l’importanza che aveva
per Marco la risurrezione del Cristo, prefigurata dalla scena della
trasfigurazione (9,2–10), e annunziata nel triplice insegnamento di
Gesù sul destino del Figlio dell’uomo (8,31; 9,31; 10,34). Si può
comprendere allora la sua discrezione a proposito dell’avvenimento
pasquale. Gli dedica solo otto versetti, che riguardano la visita
delle donne al sepolcro e il messaggio che viene loro trasmesso:
questi versetti rappresentano forse il più antico documento che
possediamo in proposito. Quanto ai dodici versetti che seguono, essi
sono assenti da un certo numero di buoni manoscritti e furono
aggiunti probabilmente in seguito: lo stile e il vocabolario rivelano
un modo diverso di scrivere e le notizie che riferiscono sembrano
attinte da altri racconti della risurrezione, soprattutto da Luca e
da Giovanni.
Marco
descrive essenzialmente l’episodio delle tre donne che vanno ad
imbalsamare il corpo di Gesù. La loro visita al sepolcro è
sconvolgente: vi trovano infatti un giovane, seduto sulla destra
(segno di buon auspicio), vestito di una veste bianca (segno di
vittoria), che trasmette loro un messaggio per i discepoli di Gesù:
«Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È
risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora
andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che vi precede in Galilea.
Là lo vedrete, come vi ha detto». Gesù aveva predetto, infatti:
«Dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea» (14,28).
Quindi, le donne avrebbero dovuto ricordare ai discepoli quello che
già sapevano.
In
Galilea, dove era incominciata l’avventura di Gesù, dove i
discepoli lo avevano incontrato per la prima volta, essi lo vedranno
di nuovo e l’avventura continuerà.. Dio ha capovolto il giudizio
degli uomini e della storia e ha risuscitato colui che gli uomini
avevano crocifisso. È comprensibile che davanti a questo annuncio le
donne abbiano paura. Nel racconto della passione si era notata la
presenza delle donne alla crocifissione di Gesù (15,40) e alla
sepoltura (15,47): esse avevano accompagnato il Maestro dalla Galilea
fino a Gerusalemme e lo servivano. La loro presenza al Calvario e
durante la sepoltura sottolinea l’assenza dei discepoli. Davanti al
pericolo, essi sono scappati; le donne invece sono là, come
testimoni oculari. Ora le stesse tre donne le troviamo, il mattino di
Pasqua, testimoni della risurrezione. Quanto al loro sconcerto per la
manifestazione e il messaggio dell’angelo, tutto questo fa
risaltare la trascendenza dell’azione di Dio, sia nell’atto della
risurrezione di Gesù che nell’origine del messaggio pasquale. Né
l’una né l’altro sono stati opera dell’uomo. L’affanno di
Maria di Magdala, di Maria di Giacomo e di Salome non proviene
semplicemente dalla fragilità femminile. Esso fa apparire fino a che
punto l’uomo viene superato da ciò che Dio fa e rivela attraverso
la vita, la morte e la risurrezione di Gesù. Dovremmo ricordarcene
quando cerchiamo di imprigionare Dio nei nostri schemi, nei nostri
progetti e ideali umani.
Marco
è l’uomo dello scandalo della fede e quando, con la sua guida,
rifacciamo l’itinerario della fede, siamo costretti a chiederci se
abbiamo ben capito il messaggio. Il ritratto dell’uomo, nel vangelo
di Marco, non è molto carezzevole, tuttavia al termine della lettura
di questo vangelo rimane una visione profondamente ottimistica: tutti
i progetti umani sono naufragati, la debolezza e l’incomprensione
degli uomini è venuta a galla in continuità, eppure siamo invitati
a rimetterci nelle mani di Dio, che ci lancia nuovamente e
definitivamente nell’avvenire.
La
paura delle donne (16,5) non indica un fatto psicologico di fronte ad
un avvenimento clamoroso, ma una violenta emozione religiosa. Per
l’evangelista lo stupore, il timore e lo sgomento indicano una
crisi delle percezioni umane, in seguito ad una novità radicale e
inattesa.
Così
la gente di Cafarnao era stata presa da timore dopo il primo
intervento di Gesù (1,27), come anche coloro che lo avevano accolto
dopo la trasfigurazione (9,15). Le severe esigenze del Maestro
avevano provocato lo stesso effetto sui discepoli (10,24.32), e Gesù
stesso si trova in questo stato nell’agonia (14,33). Le tre
testimoni della risurrezione sono ammesse alla presenza di Dio: in
tutte le teofanie bibliche (Gn 28,17; Es 3,6; Gdc 6,22–23; Is 5,5;
Ez 1,27 ecc.) questo stato d’angoscia s’impadronisce dell’uomo,
perché «non si può vedere Dio e rimanere in vita» (Es 33,10). Ma
se l’apparizione del totalmente Altro sconvolge, la sua presenza
subito rassicura e tranquillizza: «Non abbiate paura» (16,6).
Le
donne stupite e disorientate, s’incamminano per andare a rendere
testimonianza al Risorto. Ma ecco che queste testimoni privilegiate
diventano mute: «Fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di
timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano
paura» (16,8). Ci si è interrogati a lungo su questa conclusione
improvvisa e si è cercato di interpretarla in vari modi. Come
comprendere il silenzio di queste donne che avevano avuto l’incarico
esplicito di parlare? Gli altri sinottici le presentano mentre si
dedicano alla loro missione: «Abbandonato in fretta il sepolcro, con
timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi
discepoli» (Mt 28,8); «E tornate dal sepolcro, annunziarono tutto
questo agli undici e a tutti gli altri... Quelle parole parvero loro
come un vaneggiamento e non credettero ad esse» (Lc 24,9–11). Il
nostro evangelista non riferisce come sia avvenuta in concreto la
trasmissione del messaggio pasquale. I versetti che seguono
(16,9–20), aggiunti più tardi, colmeranno questa lacuna.
«Gesù
il Nazareno, il Crocifisso, è risorto». È il grido pasquale di
vittoria sulla morte, che dal sepolcro risuona per il mondo intero.
L’annuncio incredibile del Crocifisso risorto è il «principio»
del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio (1,1). Le donne sono le
prime ad ascoltarlo e a ricevere la missione di raccontarlo.
La
prova negativa della risurrezione è l’assenza del suo corpo là
dove dovrebbe essere: «Non è qui, ecco il luogo dove era deposto!»
(v. 6). La prova positiva della risurrezione è la promessa ricevuta
dalle donne e trasmessa agli apostoli: «Vi precede in Galilea; là
lo vedrete, come vi ha detto» (v. 7).